Radiohead chi?

Il jazz, e va bene. Ma tutto il resto, però. Patisco di questa mia ignoranza musicale di tutto ciò che sta fuori da swing, bop e compagnia. Non è colpa mia se l’adolescenza andava dietro a Queen, Dire Straits, un po’ di metallo pesante e ovviamente il cantautorame uso serate con la chitarra. Era colpa dei ragazzi che c’erano da conquistare e a cui si chiedevano cassette. Poi, tardivo, è arrivato il jazz; e la follia affannosa di non perdersi niente e recuperare il tempo perduto con abbuffate pantagrueliche di musiche perse. Ma tutto quello che sta in mezzo? Il buio completo. Io poi ci ho provato, ci ho provato davvero ad ascoltarli, i Radiohead, ma, lo dico con un po’ d’imbarazzo, non mi sono piaciuti. Forse ho sbagliato disco, forse è che prima ho ascoltato Mehldau che suona i Radioheah e allora poi come si fa. Ma ondeggio davvero nel disagio. Si può tornare indietro dopo essere arrivati al jazz e aver scoperto di amarlo visceralmente e sentire che è quella la TUA musica? E’ possibile? Urge aiuto e lista di dischi che secondo voi devo recuperare – i fondamentali, insomma. Senza che vada a sbandare qua e là o che – piuttosto – rinunci. Cosa consigliarmi? Beh, tutto ciò che sta fra Billy Joel e Enrico Rava va bene. Considerate però che i Sepultura li ho già ascoltati, grazie.

Radiohead chi?ultima modifica: 2003-07-29T14:15:00+02:00da capecchi
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19 pensieri su “Radiohead chi?

  1. Ah, Paranoid Android su Largo. C’è anche una versione di Exit Music (For a Film) dei Radiohead in “The Art of The Trio: Volume 3, Songs” del Bard. Be’, rifarsi la verginità in fatto di rock è difficile. Io ricomincerei da John Lennon (la maggior parte), Leonard Cohen, Ziggy Stardust di David Bowie, Bob Dylan delle origini, Frank Zappa, “Never Mind The Bollocks Here’s the Sex Pistols”, e mi riavvicinerei agli italiani con “Né al denaro né all’amore né al cielo” di Fabrizio de André. Tanto per cominciare. [ja]

  2. Bene, piano piano. Intanto però un-titolo-uno imprescindibile – e che non mi faccia fuggire? (Gaia)

  3. Due dischi per i Sessanta: Beatles – Revolver, Beach Boys – Pet Sounds.
    Due dischi per i Settanta: David Bowie – Ziggy Stardust, Clash – London Calling.
    Due dischi per gli Ottanta: Prince – Sign O’ The Times, U2 – The Joshua Tree
    Due dischi per i Novanta: XTC – Nonsuch, Nirvana – Nevermind
    Due dischi per gli 00: ancora non sono usciti.

  4. Lupus, gli unici che ho un po’ maneggiato sono Beatles, U2 e Prince. Soprattutto Prince. [E poi non so se è una notizia vera perchè me l’ha detta il mio maestro di sax che notoriamente è un bombarolo, ma il nume Miles Davis, alla domanda “Chi è il più grande musicista del Novecento?”, pare rispondesse: “Prince”. E’ una bufala o qualcuno può confermare?] Gaia

  5. Probabilmente è vero, ma è lo stesso una bufala. Un po’ perché Prince era il chickpusher di Miles, un po’ perché Miles diceva (e faceva: la settimana scorsa l’ho visto in un tremendo episodio di Miami Vice) cose spesso inconsulte ma molto di moda (e dire di Prince quel che disse Miles all’epoca era la cosa più di moda che si potesse fare), un po’ perché anche se è vero che Prince è stato un notevole compositore pop ed è tuttora un grande musicista, nel contesto del Novecento possiede un ruolo dai perimetri tanto generosi quanto delimitati .

  6. La cassetta c’è ancora, però, dopo aver scoperto la differenza di qualità tra cassetta audio e cd, francamente finisco sempre per buttarmi sul cd portatile. Se riesco a star ferma in una stanza fornita di lettore per audiocassetta finisco per accendere il videoregistrato re. E’ più forte di me. Chiedo venia. In compenso potrei svenarmi in dvd, se solo vendessero da queste parti quelli che mi interessano.

  7. Be’, c’è chi ha sostanzialmente confermato i dischi che ho indicato, e ne ha aggiunto altri. Pet Sounds ce l’ho e lo risento spesso, è bello, musicalmente originale, ottimo se devi rimorchiare o semplicemente meditare. The Joshua Tree è il migliore degli U2, insieme a Achtung Baby. La prima parte di Nevermind è fantastica. E abbiamo lasciato fuori il primo Springsteen. Insomma. Qui si richiede un-disco-uno che non faccia scappare la Gaia al primo accordo. Direi, “Imagine” di John Lennon o “non al denaro non all’amore ne’ al cielo” di de andré puo’ andare. O la registrazione dei concerti del 1979 della Premiata Forneria Marconi a Bologna con lo stesso de andré. Tra i nuovi, direi Norah Jones, che suona uno strano miscuglio di Jazz e Pop. [ja]

  8. Lupus: ma come hai visto Davis in Miami Vice? E io me lo sono perso? Ma suonava, recitava se stesso o un altro o cosa? N.: a chi lo dici. Ja: Norah Jones la conosco bene – prodotto gradevole e patinato, quando esco dal jazz in senso stretto ascolto roba del genere. Invece quelle cose italiane no, davvero non le ascolto mai: non so, ho come una certa diffidenza, tipo paura che mi annoino a morte. Mi sbaglio? Tieni presente che per me la musica italiana è Tenco e Conte (vabbe’, tutto il jazz italiano, ma che c’entra), stop. Devo convertirmi al resto?

  9. dunque, dunque… i Nirvana ti interessano? ascolta “In Utero” (album). qualsiasi cosa degli Smiths, “Think Tank” dei Blur, “Odelay” di Beck, “Doolittle” dei Pixies, “Elephant” dei White Stripes. ah! e i Velvet Undergound, assolutamente. consigli dettati unicamente dai miei gusti personali.
    ma davvero hai ascoltato i Sepultura?

  10. Confermo. Non più tardi di una settimana fa, Miles era special guest star in una puntata di Miami Vice (serie non nuova a questo genere di exploit) in cui interpretava ovviamente la parte del pusher (e che altro se no?) che però veniva convinto a collaborare con la polizia. Aveva la pelata e dei baffetti ridicoli, anche se lo straniamento maggiore lo forniva l’assurdità del doppiaggio e la voce stessa del doppiatore.

  11. Homera: purtroppo, sì, ho ascoltato anche i Sepultura. Ah, è stato davvero un periodo triste e difficile della mia vita d’adolescente, non mi va di parlarne. L.: esiste registrazione della puntata davisiana? Anelo a vederlo. (Gaia)

  12. Qualcosa di Italiano, che sia una pietra miliare e che non ti annoi??
    Mhh….ti consiglio “Italian, Rum Casusu Cixty” degli Elio e le Storie Tese, poi mi dici 🙂
    (forse sono influenzato dallo spettacoloso concertone visto Sabato?)

    Saluti, baci e complimenti al blog

    Matte

  13. ops…mi è scappata una x di troppo… il titolo dell’album è:

    “Italyan, Rum Casusu Cikti”

    Ciao. (Matte)

  14. arrivo tardi? da completo non-enciclopedi co, il cui picco di competenza musicale pop è stato raggiunto nei primi anni 80, ti segnalerei qualche disco che a quell’epoca mi fece da introduzione all’amore per il jazz, scoppiato poi in seguito. magari per te funziona il percorso inverso: il Joe Jackson di Night and Day e Body and Soul, Donald Fagen (The Nightfly) e comunque tutti gli Steely Dan, Café Bleu degli Style Council, Eden degli Everything but the Girl. E più recente, e struggente, Deep Dead Blue di Elvis Costello e Bill Frisell. Ma forse, soprattutto l’ultimo, li conosci già. Ciao michele michelegrr@yaho o.com

  15. No no, non arrivi tardi. Anzi grazie, che i tuoi consigli m’intrigano parecchio. Dovrò fare una bella scorta, eh. (Gaia)

  16. Insisti coi Radiohead, è una questione di lasciarsi andare… anche io credevo che non avrei mai ascoltati la techno, sbraitavo sulla meravigliosità della musica da discoteca anni’70, la black il funky e bla bla… tutto vero, ma si deve andare oltre, e oggi il mio cervello ha aperto un bel posto pure per la zuum zuum da Goa.

    La nostra è solo presunzione. Dire che il jazz è il massimo della musica che si possa arrivare ad ascoltare è automaticamente porsi su un piedistallo. Ma lo facciamo tutti. Quindi, let yourself go. Io non mi vergogno di ascoltare a breve distanza herbie hanckock che rifà la suonata in sol di Bach e Justin Timberlake.

    Ascolta ‘The bends’ dei Radiohead, classic rock leggermente elettrizzato. E poi evita di parlare coi musicisti, sono irritanti nella loro protervia… sembrano schiere isteriche di talebani musicologi, una condanna.

    Ricordati di Battiato, ‘non sopporto i cori russi, la musica finto rock la new wave italiana il free jazz punk inglese, neanche la nera africana….’, sottoscrivo.

    Braind

  17. Cattivo Maestro, già: gli strani percorsi dell’amore. I Radiohead son dentro il mio cuore, adesso. Prima li ignoravo.

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