Unghie dipinte

Mi sono dipinta di un colore vinaccia scuro le unghie dei piedi; dunque è ufficiale: è arrivata l’estate. Quando accade, le calze si sfilano e le gonne si fanno svolazzanti, magari. Negli ultimi tre giorni il sole batteva alto e forte sopra Firenze e Bologna e io passavo da una calza chiara con fiori allungati verdi e rosa alla pelle un poco timida ma certo nuda che solcava città e scuole. E’ anche vero che starnutisco sempre, ma forse, questo, è l’effetto dei numerosi contadini dotati di trattore che m’attraversano la via tagliando erba dove possibile. Poi è arrivato l’odore dei tigli e si è davvero capito che basta girarsi un attimo perché spunti fuori il mio compleanno e la scuola finisca e tutto torni ad essere scandito dalla scelta di un infradito argento o di ciabattine celesti piene di pailettes. L’estate è così: una stagione a tratti più semplice. A volte.

Unghie dipinteultima modifica: 2004-05-19T21:19:37+02:00da capecchi
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6 pensieri su “Unghie dipinte

  1. hai tolto le calze, dunque. io indosso ancora reti leggere, è la decisone più difficile dell’anno. [sere]

  2. Una volta che passi da Vernio, in treno verso Bologna, sporgiti dal finestrino e urla LOOOOOGUUUUU ci sta che ti senta… lavoro vicino alla stazione.

    Domani vieni al convegno di DIGIARTE a Sesto?

    Ciao
    Logu

  3. Ciao cara, io resisto! Sudo stoiaca nelle mie calze lunghe color cipria pur di preservare l’effetto leggiadro che danno alle mie gambotte. Non sono pronta per grande salto e sopratutto mi mancano le unghiette rosse, come le tue. L’unghia laccata di rosso è d’obbligo, sfiziosa, femminile e rivelatrice. Momi

  4. se le sue fan sapessero che robba porta quasi solo scarpe da ginnastica! non lo diciamo in giro. per quanto mi riguarda sono di diritto nel club dell’unghia dipinta (in genere porto chanel rouge noir, ma l’estate scorsa anche uno chanel trophy, giallo canarino, comunque solo chanel). domani al mare, quindi stasera mi tocca il vernissage. (roberta)

  5. Unghie dipinte e senza calze mi fanno sentire come in un eden dove non si sa di essere nudi e non ci si vergogna. Da ragazzo andavo matto per la bidella, che alla faccia del preside censore non portava le calze neppure col freddo, e seduta in corridoio stiracchiava le gambe lasciando le ciabatte per terra o facendole dondolare. La mia fantasia preferita era pensare di lavarle i piedi stanchi delle pulizie giocando a cenerentola e principe

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