L’aria è fresca, di sabato mattina


Che bella la città di sabato mattina verso le nove. L’aria è fresca e lo sguardo corre abbastanza libero, senza imbrigliarsi in un eccesso di passanti. Mentre aspetti che aprano i negozi ti ci rientra di fare un po’ di scorte da Simoni, in via Drapperie, perché oggi chi ha voglia di mettersi a cucinare? Prendi pure il caffè Terzi da Terzi; praticamente una cioccolata densa e scura profumata di spezie etiopi. Poi ritiri i famosi occhiali rossi, riprendi l’autobus e torni a casa, dove trovi un messaggio dello studente più silenzioso, che si firma “Il Filippino” e parla di una classe che è come il Giappone: un terremoto al secondo. La mattina, così, appare lieve e sopportabile: l’inizio giusto da rovinare spezzandosi le ossa sulla grammatica.

L’aria è fresca, di sabato mattinaultima modifica: 2007-05-26T11:07:53+02:00da capecchi
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2 pensieri su “L’aria è fresca, di sabato mattina

  1. Io sono sempre stata affascinata dalla vita delle insegnanti al di là della cattedra. Praticamente ho passato gli anni di scuola a osservarle per carpire tutto il possibile del loro lato quotidiano. E il più delle volte ho scoperto due cose:
    1) che sono molto ancorate alla famiglia, alla casa, ai gesti piccoli e importanti, ai ricordi d’infanzia.
    2) che non si divertono poi granché a interrogare, al contrario di ciò che pensano gli studenti.
    Non so se i risultati delle mie ricerche si addicano al tuo caso. Ma mi piace pensare che sia così…

    Ti auguro un buon fine settimana.

    S

  2. Punto 1, uhm, sì. Punto 2, dipende da chi viene interrogato. Nelle interrogazioni da ottimo c’è una specie di piacere fisico, in realtà. Almeno per me.

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