Nel vento che spazzava i pensatori affacciati alla Fortezza di Montalcino, si sono ascoltati sabato i musicistini di Rava.
Il lungo Maniscalco ha volto da bambino e muove spazzole da grande, con un rotolìo costante e decomposto che fra il Brunello, i formaggi e gli acrilici di Monk ci sta alla perfezione. Con Rava che se lo guarda e annuisce parlando con Mauro Negri ed è qualcosa tipo soddisfatto. Giovannino Guidi suona inclinandosi aereo avanti e indietro, poco rigido ma anzi liquido, sciolto. Quando si scopre che quattro tasti del pianoforte non funzionano allora sembra più piccolo; e indifeso. Vorresti andar lì a consolarlo, dirgli qualcosa. Ma continua a suonare, lui. E’ un musicista, che diamine, e suona. Ponticelli al contrabbasso è tutto un piegarsi sulle gambe, là in fondo. Quando finisce il concerto è l’unico che giù dal palco ha una ragazzina raggiante tutta per lui, che se lo prende e lo porta via, presentandolo ad amici che bevono e ridono e probabilmente ignorano cosa sia il jazz.
Invece Giovannino Guidi se ne sta in un angolo buio con Rava, a commentare di sicuro il dramma dei tasti e si vede che non si rassegna, che ci pensa ancora, che non si dà pace. Una serata da prendere e appallottolare nel cestino – questo secondo lui. Maniscalco resta sul palco da solo: smonta la batteria, zitto, ripiegato sul suo corpo lungo e magro. Per qualche ragione non sembra felice, forse è il modo in cui cade la luce o chissà. Forse è solo troppo alto e quando si china insieme a tutti gli altri per i giusti applausi, si vede che è a disagio e vorrebbe finirla il prima possibile.
I musicistini di Rava sono bravi e a te piacerebbe che la serata ricominciasse da capo, compreso il pane affettato grosso e i piatti di carta bianchi sul tavolo. C’era qualcosa, in complesso, di così ancora da farsi; qualcosa di così poco rigido. Quell’idea di possibilità e quel tutto da compiersi, nelle loro facce e nelle pieghe dei loro gomiti, che per te è stato meraviglioso annusare. Farne parte almeno per qualche ora. Andartene con quel senso di gioventù fra le mani.
cara gaia,
grazie per i tuoi meravigliosi complimenti che mi rendono veramente contento!
d’ora in poi seguirò anche il tuo blog…
un caro saluto
andrea calisi
Ogni tanto passo da te perchè mi piace come scrivi di jazz.
Ciao
tR
ora provano in piazza per il siena jazz, è molto piacevole sentire il suono entrare dalla finestra (e anche leggere il tuo blog)
Grazie a tR e Sobol; e, figurati, grazie a te Andrea. A tutti benvenuti da queste parti.