Umbria jazz / 1. Il primo giorno quattro

Credo di aver visto il primo giorno quattro concerti di fila, uno dietro l’altro senza soluzione di continuità. Uno è il quartetto di Roberto Gatto e c’è quel sassofonista che mi è parso James Spader, di primo acchito, ma invece in breve si è trasformato in Claudio prima maniera, poi in Gianca l’amico pianista del Migio e infine, incredibile a … Continua a leggere

Musiche di conforto

Siccome vo via per qualche tempo, lascio per chi dovesse arrivare qui e non trovarmi un po’ di musiche di conforto. Come fossero dolci e pizzette da acchiappare con le mani. Un po’ per tutti i gusti e momenti. State bene, mangiate e riparatevi dal troppo sole o dal troppo vento.   [Tutta quella paginata di musiche che c’erano qui … Continua a leggere

Un frammento di tempo

Questo gelato che mordo adesso mi ricorda, non so perché, l’America. Questa scorza di cioccolato fondente e nerissimo, in particolare, sollecita l’evocazione. Sarà che a me un po’ tutto ricorda l’America. Mah, non so. Comunque in un frammento di tempo e cioccolato sono bell’e andata e tornata. Inoltre ieri c’era nell’aria un incredibile odore di campi middleburiani concimati e non … Continua a leggere

Collanine

A volte capitano queste giornate luminose e chiare, con quella luce tipica delle verande al mare quando ti ripari per un poco dal sole e senti tutto quel fresco e gli occhi guardano ancora intorno ma socchiusi. A volte capitano, meno male. Nonostante grammatiche in arretrato e grazie, fra l’altro, a molto jazz in arrivo. Avete presente il susseguirsi delle … Continua a leggere

Sotto il tappeto

Nel pomeriggio un ragazzo dai riccioli castani chiari scompaginava per noi una corona di foglie. Le bimbe allungavano le mani e stringevano in una mano il prezioso cimelio, nell’altra il gelato. Poco dopo, la tempesta. Bene o male a me piacciono, questi cieli. E’ vero, portano un po’ d’angoscia e di rimbombo; però che vita. La sollevano, proprio. Non permettono, … Continua a leggere

Zeno

Quanto mi manca insegnare a Middlebury – Vermont o Firenze è uguale. Quanto mi manca insegnare letteratura – diciamo. Oggi m’ero rimessa a sfogliare quel consumato racconto lungo di Svevo, Il buon vecchio e la bella fanciulla. E ho trovato le mie sottolineature, le annotazioni per quando dovevo spiegarlo agli alunni americani, per cui Svevo, davvero, è proprio misterioso. Quanto … Continua a leggere

Ritorni

M’inteneriscono, i ritorni. Lo fanno sempre. Tornano i miei alunni, affacciando il capino e dicendo “Son qui, eccomi”. Chi da qualche isola oppure dall’Arabia, 42 lontanissimi gradi di caldo. Torna il mio maestro – amico di sax, che ogni tanto mi telefona e mi dice piccole cose sui suoi viaggi e a me sentirlo acuisce di più la mancanza di … Continua a leggere

Un ombrellone bianco

La città ogni tanto ti schiaffa in faccia delle bordate di vita allo stato puro. Colpi d’ala straordinari. Sei come presa per le spalle e scossa forte, in modo violento. E’ successo giovedì, ma io non so perché me lo ricordo solo adesso. E’ stato un ombrellone bianco rovesciato d’improvviso dal vento, sopra tavolini e piatti e gente sopraffatta. Un … Continua a leggere

Annaffiare

Due pezzi rosso, il bandonenon di Galliano nelle orecchie e la pompa dell’acqua in mano. L’una e mezzo sotto il sole trascorre così. Le piante sul terrazzo sembrano tutte enormi e quando mi metto ad annaffiare accanto al muro, mi salgono alle narici profumi intensi di rosmarino salvia lavanda albenga e timo. Più altro che proprio non riconosco ma respira … Continua a leggere