Marmellata


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(Paolo Conte, Luna di marmellata. Una canzone di Paolo Conte)

Marmellataultima modifica: 2008-10-12T09:29:43+02:00da capecchi
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23 pensieri su “Marmellata

  1. Bella! Una delle mie canzoni preferite di Conte. Oddio, ho centinaia di canzoni “preferite” di Paolo Conte…

  2. “so tutto di questi posti ormai. e il freddo so, di questa chiave in mano. e ti prepari ad abitare questa stanza come fosse una casa e io che aspetto…”

    Conte è sempre Conte. Grande Maestro.

  3. Laura: anch’io ho centinaia di preferite, fra le sue canzoni.
    CRIS: il Maestro è insuperabile.
    Stefano: eheheheh, starò attenta allora. Io adoro questa sua piccola canzone.

  4. Non ho ben capito gli ultimi scontri perché secondo il mio feed reader c’era un altro post.
    Ad ogni modo…

    Un napoletano che ha un blog deserto di commenti e li modera anche e che, fra tutte i widget possibili e i link possibili e tutto ciò che poteva mettere in sidebar, sceglie di mettere un fermo immagine stirato di Cannavaro che, con voce computerizzata, dice “Ciao sono Fabio Cannavaro e sono qui per presentarvi il blog di Pasqui”….
    che credibilità può avere?

    A tutti gli abusivi della terra: non domandatevi se quello sia giusto o meno. Potreste scoprire oscure verità. Censuratevi direttamente e state alla larga. Dal mondo. Già dal web sarebbe un buon inizio.
    Perché se una cosa è gratis non significa che vi spetti di diritto. So che questo concetto è molto difficile da comprendere, soprattutto per i napoletani ma fate uno sforzo perdio…

    Toglietevi gli orologi dal polso e fatevi un favore: sparite, toglietevi dall’imbarazzo.
    Perché questo siete.

    Cordiali saluti
    Don Chisciotte della Pancia

  5. La solita storia. Dai del “napoletano” a un napoletano e ti si rivolta contro come una donna a cui dai della “donna”. E’ un fenomeno fantastico, unico.

    Napoli è la città più bella del mondo in cui tutto è più buono e migliore rispetto al resto delle città. (Secondo i napoletani s’intende)
    Poi dai del “napoletano” a un napoletano e lui ti darà del “razzista”.

    Darmi del “razzista” significa darti del razzista prima di ogni cosa. Dandomi del “razzista” sottintendi che tu credi nel concetto di “razza napoletana” in senso discriminatorio. Altrimenti dovresti riconoscere semplicemente che lo sei o prenderla sul personale, non sul patriottico-razziale.

    Dare del “napoletano” a un napoletano è come dare del “prete” a un prete o della “mignotta” a una mignotta.

    Del resto irritare un napoletano è come “deprimere un adolescente”.
    Come a dire “sparare sulla croce rossa”.

    PS per PashquAle (dovrebbe leggersi così): ilgrandevuoto è ovvio che sia vuoto, non si chiamerebbe così. Perciò devo riconoscere che sei un ottimo osservatore. Ti è bastato entrare ne ilgrandevuoto, dare un occhio a due post e mezzo, leggere il titolo per capire che c’è solo vuoto. Complimenti, avevo visto bene dandoti del “napoletano”.
    Fa conto che IGV sia uno specchio.

    PS per gaia: Prego. Comunque secondo me dovresti lasciare i commenti e non cancellarli. Sicuramente i miei interventi risulterebbero meno psicotici ma non è che ci tenga poi molto a dimostrare il contrario. Sicuramente il modo migliore per smerdare una persona è denudarla su un palco o in mezzo a una piazza. O in mezzo a una stanza. Sicché…
    Ma capisco la scelta che forse per te è la più giusta.

    Ora…
    sim sala bim

    Cordiali saluti
    Mago di Ouzo

  6. IGV: sì, forse dovrei lasciare i commenti. Infatti all’inizio li lascio, controrispondo e poi cancello, presa forse dall’assurdità (e dalla tristezza) di tutto quanto. O forse per evitare che Pasquino o chi per lui continui a tornare e tornare e mioddio tornare. O forse ancora per far finta che proprio non esista. Sai qualcosa tipo: Pasquetta chi? Mah, non lo conosco.

    Eh, Grandevuoto, sai che sei proprio vuoto? E anche molto grande. Ma soprattutto vuoto.

  7. Mi piace e molto, come ragiona “ilgrandevuoto”.

    “Darmi del “razzista” significa darti del razzista prima di ogni cosa. Dandomi del “razzista” sottintendi che tu credi nel concetto di “razza napoletana” in senso discriminatorio. Altrimenti dovresti riconoscere semplicemente che lo sei o prenderla sul personale, non sul patriottico-razziale..”

    Quoto completamente.

    ed aggiungo anche che: la merda, ha proprietà interessanti. E’ un ottimo nutriente per il terreno, contiene sali minerali di ogni tipo, è ricchissima e fondamentale. Viene usata, da parte di molti animali per costruire nidi, ripari; ed alcune popolazioni indigene la usano per “coibentare” le proprie abitazioni. Ultimamente è stata riscoperta in quanto fonte di possibili gas da poter utilizzare come energia alternativa.

    A tavola però, un profiterol è un profiterol. La merda, non abbia a male.

    Stefano

  8. Stefano, anche a me piace come ragiona Ilgrandevuoto.
    E mi piace pure il profiterol.
    Nonchè il tuo commento.

  9. questo pasquino è senza dubbio un poveretto, nel citare in quel modo questo blog e la sua autrice, con un cattivo gusto oggettivamente deprimente. ma questo lo fa pasquino, che incidentalmente è di una città precisa.

    però, scusatemi, l’argomentazione secondo cui non è razzista un epiteto ma è razzista chi lo percepisce come tale non si regge proprio. se una parola di per sè neutra e connotante uno stato socodemografico (esempi: contadino, napoletano), mentale (esempi: handicappato, ritardato, idiota), biologico (esempi: negro, femmina), religioso (ebreo) di un individuo viene usata con intento denigratorio (intento che si evince o dal vocabolo scelto (ad esempio, terrone anziché meridionale) o dalla frase nella sua interezza (ad esempio, dire che da un napoletano non ci aspetta niente di diverso significa dire che da un napoletano, in quanto tale, non ci si possono aspettare cose particolarmente edificanti), beh, scusate, ma quello E’ razzismo, snobismo, sessismo. lo è, perché, semplicemente, generalizza a un’intera categoria un aspetto negativo e/o mortificante.

    e scusa gaia, ma di questi tempi, sinceramente, anche le piccole cose hanno un peso tutt’altro che relativo.

  10. D’accordo Ma…
    un handicappato è un handicappato, nel bene e nel Male.
    Pur essendo handicappato avrà sicuraMente più grinta e gioia di vita di un norMale. MediMente.
    Cosi coMe una feMMina (decisaMente più sexy dell’uoMo…per l’occhio Maschile ovviaMente), un ebreo (mediaMente decisaMente più ricco di un cattolico), un negro (non si scotta al sole), un ritardato (più divertente di un anticipato), un terrone (più divertente di un cotoletta), e chi altro c’era…?

    Ah il napoletano…
    beh si, decisamente più…più…
    vabbè

    Lo stereotipo esiste perché esiste il tipo che esiste perché esiste la molteplicità.
    Che trova sintesi nel tipo.
    Una mezza verità perciò. Che pur essendo mezza è sempre una verità.

    Nessuno stereotipo, nessun difetto.
    E nessun pregio.

    PS: che palle

  11. Ero impegnata in altro, solo per questo non sono scesa armi in pugno.
    Grande IGV. Come sempre.
    Grande tenutaria delle Stanze. Come sempre.

  12. Razzismo | estens., ogni atteggiamento discriminatorio variamente motivato nei confronti di persone diverse per categoria, estrazione sociale, sesso, opinioni religiose o provenienza geografica (De Mauro).

    Il razzista è come il malato di mente, il saccente o l’arrogante: non ha la coscienza di esserlo. E molti tra voi hanno queste… qualità.

    :-PJ

  13. vedi, igv, il problema è il contesto in cui quell’epiteto viene inserito.
    non si è detto “un napoletano è un napoletano”, che altro non è che tautologia (maddai), così come non è offensivo dire che per unomo (eterosessulae, maddai) una femmina è più sexi di un uomo.
    il punto è che se ad esempio tu dicessi “da una femmina non puoi aspettarti che sappia ragionare”, ecco, vedi, non stai esattamente sostenenedo che una femmina è una femmina, bensì stai facendo sessismo.
    questo è quanto.

    sulle mezze verità, vedi, ci sarebbe tanto altro da dire. perché per quella parte di mezza bugia che contengono (ma che ignorano) tendono a costruire realtà inamovibili.

    poi, sì, che palle.

  14. Infatti è solo un problema di contesto.
    Per caso sei napoletana anche tu o qualcosa del genere?
    (conflitto di contesto)

    Come dice Pasqui, il razzista non sa di esserlo. Allo stesso modo il non razzista, la vittima, non sa di non esserlo. Non razzista intendo.
    Sul malato di mente avrei da ridire…

    Mezze verità: Certo. Ma il bicchiere è comunque mezzo pieno, perciò mezzo vuoto. Non è mezzo pieno perché altrimenti “pare brutto”.
    Ho (pochi) amici napoletani, persone introvabili altrove, con quello spirito e qualità.
    Ma sarei davvero un cieco a non vedere parecchi stereotipi reali che fanno della campania la regione che è.

    PS: ora ci siamo incastrati sulla campania ma è ovvio che ognuno ha le sue. Non ultima la mia regione (o le mie regioni). Proprio perché le conosco bene posso quanto fanno schifo.
    O quanto no.
    Comunque credo ci sia un proverbio che generalizzi il concetto di “mai parlar male di napoli a un napoletano”. Non cagare in casa altrui o cose del genere ma non sono molto esperto a riguardo.

    Pensiero finale sull’accaduto:
    1- IL FATTO:
    un coglione, senza avere alcuna idea di come usare il web, fa un post strampalato dicendo cose non vere e dando giudizi improbabili. Quantomeno affrettati, fuoriluogo.
    2- IL TIPO:
    Gli do del “napoletano”, riconoscendo nel suo blog e nei suoi interventi ciò che rende un napoletano un “napoletano”. In senso di “tipo”.
    3- LO STEREOTIPO:
    Il tipo “rosica” e per confutare la teoria del “tipo napoletano” che fa? Non solo insiste con le affermazioni sbagliate che hanno scatenato questo, ma mi accusa. Concludendo che napoletano è meglio. Il tipo si proclama stereotipo.

    La cosa interessante è che questo tipo era stereotipo ancor prima d’esser tipo.
    In fin dei conti sono stato anche troppo gentile.

    amen

  15. guarda, un’ultima cosa, e poi basta.
    che il tipo abbia detto stronzate, è un fatto.
    che la tua argomentazione ne avrebbe guadagnato riferendoti a lui come rappresentante di se stesso (anche con modi più rudi, per carità), è un altro dato di fatto.
    perché, semplicemente, il “napoletano” in senso di “tipo” sottindente, quantomeno, che quel “tipo” sia la maggioranza.
    e, se permetti, qui sta il vizio argomentativo. quello non era “un napoletano tipo” (magari è quello più percettivamente o mediaticamente evidente, e dunque ai tuoi occhi rappresentativo, ma è un falso campionamento), quello era soltanto “un imbecille tipo”.

    indebita sovrapposizione semantica, con discutibili implicazioni sociologiche e politiche (se non nelle tua intenzioni, in facili generalizzazioni di chi eventualmente legge).

    tutto qua.

  16. A m. :
    infatti. sono d’accordo con le tue precisazioni etimo-filosoficho-semantiche etc….
    ultimamente, la geografia delle menti inutili, degli esseri umani (davvero) superflui, delle
    persone dannose (ambiente-società-economia) che popolano territori ahimè vastissimi, è molto confusa.
    Napoli, Palermo, Milano, Padova, Bologna, Civitavecchia. Genealogie nordiche o meridionali che
    siano, la feccia è numerosa e per nulla silente. Sparsa ovunque. E sopratutto colpevole, non vittima.
    Perchè in tempi come questi (proprio come questi) se si è ignoranti ed ingordi di ignoranza e superbi di ignoranza si è colpevoli tre volte.
    Si è feccia, dunque. Possibilità di istruzione, disponibilità economica (un libro spesso costa meno di 10€), internet (se non si hanno soldi la musica si scarica..
    miliardi di ore di musica di sempre è disponibile gratuitamente) fanno si che se si vuole scappare dal degrado acquisito o circostante che sia, possibilità ce ne sono.
    Vedere eserciti di generazioni recenti, che ambiscono a facili guadagni, che hanno per modelli estetici-linguistici-culturali le gentaglie televisive, i cosidetti vip,
    le boccacce bercianti nelle trasmissioni “giovani”. Che fanno debiti ventennali per acquistare una Mini. Che non hanno nulla negli occhi, nessuna luce, nessun dubbio…
    Nessuna curiosità. Cinici, spenti, innanzi ad orizzonti degradati fatti di centri commerciali, cattivo gusto, vaquità.
    Anime sbiadite e stupide. Si, con loro, io sono razzista. Non snob. Razzista. Fra la Mia razza e la Loro. Infatti, in un commento precedente ho parlato di merda.
    Non di stirpi. A me non interessano etnie, superfici e colori della pelle, tradizioni e religioni, geografie (lo scambio, anche genetico, migliora e fortifica).
    A me “interessa” la decadenza recente. L’umanità ed i suoi baratri. E tanto quanto mi emoziona il bello, che c’è nell’uomo (nella musica, nell’arte, nella poesia e letteratura, nell’artigianato, in cucina!…)
    tanto mi deprimo, mi incazzo, davanti a tutto quello sopra descritto, sopra visto.

    L’uomo è una merda, molto spesso. E certe solidarizzazioni, certe analisi giustificatrici, di stampo catto/comunist/sociologico, sono viziate da una questione che
    ha fottuto questo paese per quasi un millennio. L’ipocrisia.

    Chiacchere da bar? Forse.

    Stefano

    Sull’ipocrisia dei ben-pensanti, chiudo, con il vecchio ubriacone a me tanto caro:

    Tutti abbiamo udito la donnetta che dice: “Oh, è terribile quello che fanno questi giovani a se stessi, secondo me la droga è una cosa tremenda”.
    Poi tu la guardi, la donna che parla in questo modo: è senza occhi, senza denti, senza cervello, senz’anima, senza culo, né bocca, né calore umano, né spirito, niente, solo un bastone,
    e ti chiedi come avran fatto a ridurla in quello stato i tè con i pasticcini e la chiesa. (Charles Bukowski)

  17. A questo punto viene da pensare che Pasq_i conosca solo quelle dieci parole. Se non fosse anche arrogante, ci sarebbe da compatirlo. Come mi è capitato di vedere in giro negli ultimi tempi, chi non sta bene con se stesso se la prende con altre persone, cerca di ferirle convinto di tollerarsi meglio spandendo cattiveria a mano larga. Ognuno vive o trascina la propria esistenza come sa o come può. Rimane che prendersela con altri per i propri limiti (trascendenti la geografia) non è ammissibile né degno della compassione altrui.

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