Central park

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Io ho il mio personale Central park. Lo percorro ogni giorno di mattina presto e poi più tardi, verso l’ora di pranzo. E la luce cambia, le foglie scricchiolano o sguisciano, il vecchio dai capelli bianchi è sempre lì che le spazza via dal marciapiede verso il prato. Buongiorno – gli dico. Buongiorno – risponde. Questo parco è bello ad ogni ora, quando gli zaini colorati dei ragazzini ne spezzano l’uniforme acquerello autunnale. Oppure quando non c’è nessuno, ma filtra il sole tra i rami; o anche piove forte. C’è sempre qualche cane che corre raspando per terra, tra gli alberi, e mamme con bambini dentro i passeggini.  All’inizio tutto mi era estraneo: i viottoli sotto i rami, le panchine nell’erba, il cielo lassù dietro le foglie. Adesso invece mi guardo intorno e sento l’autunno. Sento questo caldo insolito, che sembra non finire mai. Un certo tiepido fluire del sangue, che riprende a circolare piano sotto i polsi. Così cammino nel mio piccolo Central park. Penso che dopo tutto ho ancora sogni, desideri. Alcuni ricordi. Qualche felicità. Pochi amici ma di quelli veri; tutti lontani, sparsi per il mondo. Che ti fanno sentire che ci sono ma mancano, sempre, perché con nessuno di loro puoi uscire e ripararti sotto lo stesso ombrello o prendere uno stupido qualunque alcolico in un’osteria sotto i portici o almeno mangiarti una crescentina dal Rosso. Sono amici di quegli amici di cui le parole contano, di cui un abbraccio è davvero come lo vuoi. Amici che vuoi che restino oltre il tempo e le distanze. Lì, sempre lì. Al tuo fianco in ogni momento, dentro lo stesso frusciare di foglie di un parco nascosto dietro le case appena fuori dalla città.

 

http://capecchi.myblog.it/media/02/00/1276394840.mp3

 

(Billie Holiday, Autumn in New York. Canzone per camminare fra le foglie e non sentire le distanze)

Central parkultima modifica: 2008-11-09T21:25:00+01:00da capecchi
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5 pensieri su “Central park

  1. Non sapevo di questo Central Park. In questo periodo io, invece, apprezzo tanto la ferrovia e l’aurora che sale sopra le case. Mi mancavano le case laggiù tra i vivai, figuriamoci la ferrovia e i treni a doppio piano con le luci accese. Quanto agli amici a volte mi stupisco che siano sempre lì, che abbiano così tanta pazienza. Mancano, mancano sempre; la geografia è tiranna. E nemmno Woody si può pensare di poter vedere insieme.

  2. Nella città dove vivo, il parco quasi non c’è. Quel piccolo giardino dietro al comune, è meta di stolti contemporanei, che ululano le loro scemenze, abbaiano al nulla. Ma per mia fortuna, non mancano i boschi, qui intorno. Così appena posso, appena ne sento il bisogno, mi ci inoltro a passo tranquillo e ricerco, medito, osservo, penso e ripenso, cammino. La luce filtra; ogni tanto il ruomore di un riccio che cade, di qualche animale, del legno che “scricchiola” invade quel silenzio. Si, le nostre solitudini ci fanno compagnia. Parecchi fantasmi ci passeggiano vicino. Forse ci parlano. Altre volte invece, non ci aspettano.

    Stefano

  3. il parco! e gli amici lontani! com’è vero, quello che scrivi. sono amici che mancano, e mancheranno sempre, e che non mi rassegno a perdere (per queli che ho perso) o a non vedere (per quelli che sono lontano). è bello l’arancione, gaia. e le crescentine dal rosso sono buone, o sì.

  4. Bello questo post. Vorrei averlo scritto io, perchè vorrei ancora raccontare dei miei miei amici come lo fai tu. Invece sono spariti, proprio quelli buoni, nelle nebbie di una notte d’inverno. Non ho mai saputo perchè…

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