Nel naso ancora odore di pini e sabbia sudata che resta incastrata dappertutto. Quell’odore di mare che tornata a casa t’investe quando riapri le valigie, rappreso in una maglietta o nel flacone consumato della crema solare. Negli occhi ancora le strisce di luce e ombra davanti al terrazzino. Il cappello rosso della Nina. La sua pelle che diventava da bianca a rosa. Riccioli. Riccioli. Tutte le variazioni d’azzurro. E i suoni. Certi silenzi meridiani sulla spiaggia. Lo sciacquettio della piscina affollata. Persino il rumore dei bambini e Pesciolino rosso. L’aria fresca che c’era sul trenino. La schiacciata morbida e quella secca. L’incidente al naso e lo Zelante Soccorritore. L’odioso “giro pizza a tutta randa” e Capitan Canadòs. Sentirsi un po’ a casa fuori da casa. Ho ancora tutto questo addosso e riparto. Altri colori, altri suoni. L’abbacinante sud m’aspetta.
(P. Fresu – R. Galliano – J. Lundgren, Valzer del ritorno, in Mare nostrum. Musica per tornare verso sud)
La schiacciata secca del mare di Bibbona saranno sempre per me il profumo e il sapore del mare.
Anche al centro non si scherza, visti i 40° C di oggi.
Signorina, si scrive? Che si fa? Si sta in vacanza dell’altro?
Sta’ bona, via. Che appena comincio a scrivere tiro giù tutti i santi del paradiso, dal nervo che ho. A ogni modo da domani avrò due ore di treno al giorno, comode comode per scrivere, dormire, pensare, bestemmiare.