È tempo che sfugge

Il vecchio con la barba bianca sta seduto su una poltrona che ha lo stesso colore della sua giacca, un blu Sicilia che t’inghiotte. Occupa il silenzio con gravità profonda. Pensosa. Intorno alla mano ha un coniglio di pezza. Sembra vivo, lo fa vivere lui; un animale che respira, guarda, si muove, prende le carezze. Mentre la musica arriva dal pianoforte, rapinosa, come dal mare, tutti sembriamo inchiodati in qualche immagine del passato. Aspettiamo. C’è un senso di travolgimento trattenuto, composto. Il coniglio guarda intorno con occhi lucidi e io sembro liquefarmi lungo il muro, giù per terra, sparire gocciolando fra le assi irregolari del pavimento. Il vecchio con la barba bianca ha fatto prima sferragliare armature, parlare folli d’amore e saltare teste. Ci ha presi e buttati lontano, oltre gli alberi alti di qui, oltre questo spazio. La voce epica e cavernosa di chi vuole tirarti dentro alla storia. Infatti tu ci caschi dentro di testa. Perché c’erano cavalieri e cavalli e spade incantate e tamburi e tradimenti e fanciulle nel bosco che scappavano. C’erano bambine a bocca aperta e occhi spalancati. C’era una fine che non finiva mai ma doveva invece continuare. Che si doveva aspettare senza sapere quando; nè dove. Sicché succede che poi la notte, quando ti ritrovi a tornar su a piedi, quel bosco che fai ogni giorno diventa quell’altro bosco. Una selva intricata e magica. Agguati da ogni lato, apparizioni, grotte segrete. La voglia di mettersi a correre, forte, forte, forte. Via verso le luci della città, verso il ponte che salva, laggiù in fondo, oltre i lampi brillanti della baia. Là dentro, in quel bosco che di giorno ha il profumo quieto delle certezze, le ombre notturne hanno consistenza viva, crudele, bellissima. Il tempo non esiste. E se esiste, scompare. Nulla più della notte nel bosco dopo il coniglio, Orlando e il pianoforte, nulla più di questo dice cosa sia stare qui adesso. È tempo che sfugge, scappa via sgusciando nel buio, e tu dentro a ripeterti che invece c’è tempo, c’è tempo, c’è tempo, c’è tempo. Con quel modo ridicolo di sorridere che ha chi crede sempre a tutto. Anche alle bugie di un cuntastorie venuto da lontano. 

È tempo che sfuggeultima modifica: 2015-07-29T02:15:50+02:00da capecchi
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