Dopo il sassofono di Kenny Garrett

Kenny Garrett va come un treno e sui tavolini davanti ci sono ancora i cestini con le crescentine dentro. Sono rimasta anche un po’ male perché non c’era scritto da nessuna parte che io potevo ascoltare Kenny Garrett e mangiare, insieme, crescentine. È una mancanza che sul momento m’indispone ma pazienza. A ogni modo lui va come un treno ma a me piace di più quando prende il soprano, rallenta tutto e dimentica di poter aprire e chiudere le chiavi a velocità impossibili. Mi piace quando ci fa cantare e battere le mani; ho un animo semplice, da servetta del jazz: mi muovono la bacchettina a tempo davanti e io eseguo brava e sorridente, con gli stacchi giusti. Ma comunque Kenny Garrett mi fa pensare a New York. Quando il soprano diventa liquido e sospeso, io cammino a Central Park e vedo le foglie gialle, sento perfino gli odori che salgono dalla metro e il colore dei palazzi e le panchine diacce di Washington square, anche se d’autunno sotto l’arco della piazza non ci sono passata mai. Sicché se Garrett è New York questo è un ritaglio di settimana e di mese e di tempo in cui io suono ancora il sassofono e non m’importa nulla della California, di ballare swing e di avere un paio di scarpe dorate col tacco medio modello “Balboa”.

Ma invece poi mi accorgo che sono a San Lazzaro e Kenny Garrett mi è piaciuto tanto ma non mi ha strappato il cuore, come mi aspetto farà Brad; e neppure incendiato la seggiola, come spero farà Kamasi Washington. O forse è solo che adesso mi agito di più per uno swivel fatto bene o per un minuscolo locale francese dove ci lasciano ballare vecchi pezzi di Serge Gainsbourg alla luce tremolante di qualche candela. Come se ci fosse un prima e un dopo Honeysuckle rose ballata alla Scuderia sotto file di lucine che dondolano dal soffitto e un cerchietto fra i capelli con le corna nere da diavolo, luccicante, gettato sul palco fra i piedi dei musicisti. Come se ci fosse un momento preciso che segna il prima e il dopo il sassofono contralto di Kenny; e questo momento risiede in una domenica al Golden gate park con gli omini dai capelli bianchi che ti fanno ballare e non vogliono sapere nulla di te. O forse invece in quelle tre di notte a piedi verso casa, con gli anfibi dalla suola grossa e le parigine col fiocco laterale, neanche avessi sedici anni e dei bigliettini scritti a mano da mettere di nascosto nella tasca del compagno di banco.

Ecco, Kenny Garrett sta tutto in quel prima di. Adesso è dopo un bel sacco di cose e allora vediamo che succede al prossimo sassofono.

Dopo il sassofono di Kenny Garrettultima modifica: 2015-11-02T18:32:53+01:00da capecchi
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