Ho ricevuto

Per il mio compleanno ho ricevuto: un numero incalcolabile di messaggi, faccine, il video di uno che si era appena svegliato, tanti baci e due meravigliose esplosioni di fiori; ciccioni, pieni, rossi, bianchi e rosa. Coi gambi tutti arrotolati come i fiori delle giungle e un profumo forte di estate mezza partita. Poi biglietti coi cuori, brillantini su fondo rosso e anche una sbrisolona fatta dalla nonna dell’alunno che quando si muove ribalta banchi e calpesta zaini. Mentre poi scrivevo sul registro ho sentito di colpo uno schianto secco. Ho alzato la testa: i piccini battevano le palme due volte sul banco e una fra loro. Hanno continuato: tum-tum-ciàf, tum-tum-ciàf. C’è stato allora un incredibile momento di sospensione del tempo. Si sono alzati tutti insieme. Continuavano: tum-tum-ciàf, tum-tum-ciàf. Poi una bimba è venuta verso di me e ha poggiato un biglietto sulla cattedra: “Auguri prof!”. Tutto era immobile. Dovevo essere dentro qualche fermo immagine di film. Così mi sono alzata anch’io, mi sono unita a loro e alla fine gridavamo tutti “We will, we wil rock you!” e la classe accanto che era comunque la mia me la immaginavo muta e incredula e con gli occhi spalancati. Dopo ho cominciato a spiegare Innocenzo III ma il cuore mi batteva forte – tum-tum-ciàf, tum-tum-ciàf – e non so bene cosa ho detto e come.

Per il mio compleanno ho ricevuto: parole mancate e altre come le caramelle che si sciolgono nelle mani dei bambini. Mi ci sono impiastricciata tutta; ridevo. La mattina sono stata svegliata piano e ho scartato un pacchetto con una macchina fotografica rossa. Ero grata per qualcosa che sentivo laggiù in fondo, proprio nell’ultimo angolino, e che non sapevo nemmeno cos’era; o forse invece sapevo benissimo. Più tardi ho mangiato spaghetti alle vongole in riva al mare. Il prosecco l’ho finito prima del dolce e poi mi sono addormentata sulla spiaggia a pancia in giù: infatti ho i polpacci bruciati. E se metto tutto insieme alla fine conto: un sacco di abbracci, decine di sorrisi e una poesia scritta apposta per me; una collana di perline del mio negozio di Londra preferito; un quaderno bellissimo; una bottiglia di vino consegnata in palestra durante le prove e messaggi di scuse del giorno dopo che però immaginavo già il giorno prima dunque ero lo stesso felice. La sera ho messo un vestito nero con il pizzo che copriva le braccia e scopriva la parte giusta delle gambe e per questo mi faceva sentire l’esatto opposto di come mi sentirei se indossassi pantaloni a vita alta e maglietta a righe dentro (dentro!). Ho ballato su assi incerte e in una mezzaluce perfetta per nascondere passi sbagliati ed età. Ma soprattutto mi sono fatta roteare là nel mezzo, dentro la notte, fra gli alberi, le mani che battevano, la musica che andava, i ballerini che sfilavano uno via l’altro: Giacomo, Giò, Tiles, Ignazio e tutti gli altri che sorridevano e mi acchiappavano e mi lanciavano di qua e di là e tutto che girava e si sfocava e sgusciava via veloce. Strisce di luce e di buio e di notte e di swing. Capelli ovunque, tacchi sollevati, bretelle, camicie, mani che ti lasciano e ti riprendono e sto per cadere, tienimi, quando finisce questo pezzo?, provateci voi a ballare cinque minuti e trentadue senza smettere e senza quasi respirare. E voi due che non c’eravate, ve lo dico: mi siete mancati tanto, uno coi suoi saltelli, l’altro con quelle facce che fa sotto gli occhiali di quelli che non si trovano più. Dov’eravate, si può sapere? Non c’era un altro posto dove stare in quel momento, se non lì, in mezzo, nella notte del 28 maggio, a ballare con me.

Ho ricevutoultima modifica: 2016-05-30T16:41:30+02:00da capecchi
Reposta per primo quest’articolo