Il trentuno

 

È una magnifica mattina dell’ultimo giorno dell’anno, c’è poca gente in giro e io esco con dei guantini da sedicenne a prendere il pane. La Nina non ha la febbre da due giorni e ride, balla e divide con me i tortellini sul divano, guardando storie di cani e babbinatale. Che bello è quando suono il campanello e dal citofono sento la sua voce: Chi è? Sono la mamma, aprimi. Non lo so che mi piglia, ma allora quando la porta si apre e salgo su per l’ascensore, sento che sì, sto tornando a casa, in un cantuccio che mi sono ritagliata ed è nostro. E tutti gli altri fuori. Oggi è il trentuno e io sono felice. Infatti non sono di quelli che odiano il trentun dicembre, quelli che il trentuno è un giorno qualunque. Sciocchezze. Non è vero che lo è. Il trentuno è quando ti prende lo struggimento di guardarti indietro e pensare che anche questi mesi sono finiti, questi giorni tutti appiccicati insieme, stretti, pigiati uno addosso all’altro come troppe matite dentro la stessa scatola. Il trentuno è quando ti viene la voglia di preparare le lenticchie precotte della scatoletta di latta e berci insieme lo champagne. Il trentuno è un giorno bellissimo di un sacco di tempo fa passato per la prima volta qui a Bologna ed eravamo tutti così giovani e belli e con le gambe lunghe e buone – ancora. Il trentuno è il precipizio sull’anno nuovo che è un enorme buco nero di paura e di spazio e di tempo. Quel momento quando sei lì fermo in piedi col bicchiere in mano, senti i botti che scoppiano, vedi le luci fuori e dici auguri, auguri, buon anno! ma vorresti invece fermare tutto, tutto proprio esattamente in quell’istante, in quello specifico momento lì. Però il brindisi è finito, poggi il bicchiere sul tavolo ed è subito domani. Il trentuno è quella notte che vorresti non finisse mai perché il mattino dopo ci son le briciole sul tavolo, la cera che è colata sulla tovaglia e poi gennaio è sempre freddo e tutti siamo stanchi e uffa. Sicché davvero non li capisco quelli che chi se ne frega del trentuno dicembre. Io stasera brindo anche a loro; bacio chi è qui e penso forte chi non c’è ma io lo sento uguale; ringrazio l’anno che passa e prego quello che viene, affinché sia clemente, dolce e lunghissimo.

 


 http://capecchi.myblog.it/media/00/01/2037538814.mp3

 (Tom Waits, New Year’s Eve, in Bad as me. Canzone “for the sake of the auld lang syne”)

 

Il trentunoultima modifica: 2011-12-31T17:20:38+01:00da capecchi
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Un pensiero su “Il trentuno

  1. Il buon Dalla, insieme a Battisti, era una parte della nostra infanzia e adolescenza. Persino io conosco alcune delle sue canzoni quasi completamente a memoria. Me le ricordo cantate dal babbo e dalla mamma in auto con la musica delle audiocassette di sottofondo.

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