Lezione

 

Io voglio entrare in classe e fare lezione. Arrivare a scuola, aprire la porta dell’aula, trovarci dentro la mia classe e fare lezione. Tutti i giorni. Soprattutto se siamo ad aprile e la classe è una terza e fra due mesi c’è l’esame. Ma anche con le prime o le seconde voglio far lezione. Allora uno dice: vai, falla. Eh. Pare facile. Invece. Invece da diversi anni, con un parossismo evidente soprattutto negli ultimi due o tre, la scuola è aperta agli Esperti. Agli Ospiti. Agli Altri. Sicché un giorno abbiamo i Vigili che vengono a fare due più due quattro ore di educazione stradale: bene, giusto, si deve. Poi un altro arrivano i partigiani a parlare della Resistenza: encomiabile, inevitabile, validissimo; come ignorare un approfondimento storico così importante? Poi tocca alla Casa dei Risvegli per parlare del coma e dei volontari che lavorano con le famiglie schiacciate dalla dolorosa esperienza di un caro ospedalizzato: un condivisibile progetto di solidarietà civile e di ascolto e di sensibilizzazione. Perfetto, giustissimo, facciamolo. Poi ecco l’educazione all’affettività: dunque benvenuti gli Psicologi che fanno scrivere ai ragazzi le loro domande su dei foglietti, aprendo un dibattito su seghe, preservativi srotolati su peni duri e lui viene prima ma lei invece dice tutto qui?. Come fare a dire di no? I ragazzi hanno bisogno di essere informati su sessualità, contraccezione e soprattutto  sulle mille sfaccettature del piacere. Poi ci sono i Responsabili  Avis che vengono a sensibilizzare le classi sull’importanza di donare il sangue: ci mancherebbe che noi chiudiamo fuori un intervento volto a far aprire gli alunni al prossimo. Poi ci sono le ragazzine volontarie di Emergency che mostrano foto e spiegano delle mine antiuomo ed è indiscutibile che i ragazzi debbano sapere, vedere, discutere, indignarsi di fronte al male. Poi ci sono i responsabili delle ambulanze, che illustrano nozioni di primo soccorso: tante volte un ragazzino per strada vedesse un pedone investito, o una signora accartocciata dentro una macchina, cosa dovrebbe fare? Dobbiamo dirglielo noi a scuola, certo. Così come dobbiamo far venire Esperti per ogni tipo di educazione – alimentare, sessuale, ambientale e via così. Ora. Io penso. Sbattere tutti fuori non sarebbe né giusto né  bello. Dire che tutto questo andirivieni è inutile quando non insano sarebbe scorretto. Infatti di scorrettezza profonda, di scarsa sensibilità, di chiusura, di cecità si verrebbe accusati se si dicessero finalmente le cose come stanno. E  le cose stanno così: la scuola è scuola. E a scuola si fa lezione. Punto. Mi piacerebbe, davvero, un giorno potermi alzare in pieno Collegio docenti e dirlo, così, come lo scrivo qui: a scuola si fa lezione, si insegnano Dante e le equazioni, s’impara a fare una presentazione in inglese e a conoscere la grammatica. A scuola i professori devono stare di fronte ai loro alunni, insieme ai loro alunni, con loro e per loro, facendo quello che devono: lezione. Gli altri fuori. Non il contrario: non l’Esperto dentro il docente fuori – come spesso accade, proprio fisicamente, con l’insegnante che aspetta di là dalla porta dell’aula perché l’intervento di educazione sessuale come si fa, eh, via, mica si può stare dentro a sentire, i ragazzi s’imbarazzano. Ecco, no. Gli insegnanti dentro e il resto via. Aria. Ma non perché sia sbagliato parlare di incidenti stradali o di memorie del vecchio partigiano o di rapporti sessuali in classe (beh, insomma), ma perché la scuola è scuola. Io voglio fare il mio mestiere. Voglio farlo durante le mie ore, che sono pochissime. E non voglio delegare ad altre figure insegnamenti che sono forse importanti, ma potrebbero avere altri tempi e altri spazi loro dedicati. E’ l’ora che la scuola si riprenda i suoi, di tempi; i suoi spazi dentro le quattro scrostate mura dell’aula. Dio, se solo sentiste quanto è meraviglioso il silenzio che si crea in un’aula quando chiudiamo tutto fuori e restiamo noi e loro, soli, a guardarci negli occhi e dirci: ora eccoci, facciamo lezione. Il brusìo della strada sparisce, si crea un sensazionale vuoto pneumatico e tutto prende a circolare più lento.  Aprite il quaderno, vi detto un tema, ascoltate come suona questo verso di D’Annunzio, spiegatemi cos’era una trincea. E’ l’ora che mi lasciate spiegare le mie materie. E’ l’ora che mi lasciate preparare questi ragazzi affinché sappiano leggere una poesia, sappiano scrivere qual è senza apostrofo e ripetere in maniera decente un racconto letto. Basta Esperti. Basta Psicologi. Basta Ospiti. Basta tutto. Facciamo lezione. Diamo ai ragazzi quello che loro si meritano da noi: le nostre conoscenze, la nostra passione di insegnanti, il tempo della noia mentre spieghiamo una lezione noiosa – un tempo santo e benedetto, da custodire. Diamo loro interrogazioni, compiti in classe e riflessioni guidate sui brani letti. Scriviamo sulla lavagna frasi di grammatica. Per studiare le regole della strada o il modo d’infilare un preservativo ci sarà un altro tempo; un altro spazio. Ma che sia fuori dalla scuola. Che deve essere scuola. E basta.

Lezioneultima modifica: 2012-04-03T18:31:00+02:00da capecchi
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12 pensieri su “Lezione

  1. Condivido TOTALMENTE quanto dici: infatti ho condiviso il post in Facebook, Google+ e OKnotizie.
    Era l’ora che qualcuno lo dicesse forte!

  2. Ho scritto un articolo dagli stessi toni e con contenuti simili per il quotidiano l`Adige, un anno fa. Non sono passata subito per il rogo, ma solo perché la carne cuoce meglio pian piano. È bello scoprire che non sono folle ed è bello ” sentire” in compagnia. Ah: un blog autentico, dove non si avverte il peso dell`arguzia a tutti i costi, perché provvede l`intelligenza. Complimenti.

  3. Stare in classe a fare lezione è bellissimo, e concordo. Ma rovescerei il punto: in questo tempo che ci è stato dato, è difficile; ma se la scuola fosse quello che deve essere, e occupasse sacrosantamente il pomeriggio, in edifici giusti?
    No. La scuola è scuola, certo. Ma la scuola che è solo scuola troppo spesso non è nulla, di questi tempi. Riformiamo la scuola. Buttiamo fuori chi – tra i nostri colleghi – non ci deve stare.
    Facciamo edilizia.
    Facciamo mense.
    Facciamo un orario che ci obblighi a starci, nella scuola, quanto sarebbe doveroso.
    Noi per primi.
    Poi, ti seguo.

  4. E non solo. Gli insegnanti a far lezione e i genitori fuori dai consigli di classe. Che educhino e parlino pure, ma fuori dalla scuola.

  5. Capisco lo sfogo. Comunque, più che la perdita di tempo, mi irritano la qualità e i contenuti, spesso discutibili, di questi interventi. Una volta mi è capitato di stare in classe con un giornalista impegnato a descrivere il magico mondo della scuola sponsorizzata negli USA. Diceva: “Immaginate se qui, per esempio, la tal ditta vi costruisse una palestra ben attrezzata e la tale azienda un’aula multimediale, poi tutti in gita gratis una settimana mangiando roba della tal catena di supermercati, mattino pomeriggio, e sera…” e altre amenità. Gli alunni incantati e io a rosicare in un angolo pensando alla libertà d’insegnamento.
    In un’altra occasione due sedicenti psicologi (corso sulle dipendenze) hanno fatto fumare una sigaretta a un pupazzo in aula, ma vicino alla finestra aperta. Successivamente hanno praticato una sorta di esame autoptico del bambolotto, per vedere se il catrame aveva lasciato tracce. Gran divertimento generale e “…con lei, prof., non li facciamo mai questi esperimenti”. Per forza ragazzi, mica sono psicologo.
    Comunque, in fondo, ecco il vero motivo per cui odio gli esperti: comodo fare i brillanti due, quattro, sei ore, provate a sobbarcarvi il pacchetto completo: lezioni, alunni, genitori, consigli.

  6. @Emiliano, uh, lascia stare. Non ho volutamente approfondito la qualità degli interventi. Alcuni sono accettabili e ben fatti, altri oddio. Ma in generale anche quelli ben fatti preferirei ritagliarli in ore che non siano quelle strettamente scolastiche. @lu, sui genitori ho un’opinione più flessibile. quelli che non cercano di fare il nostro mestiere ma, piuttosto, ascoltano e collaborano, non li trovo una presenza negativa. anzi. certo a volte, invece, con alcuni bisogna proprio fare esercizio di autocontrollo. @’povna, sui pomeriggi occupati non sono interamente d’accordo. o meglio, non sono d’accordo che debbano essere per tutti e sempre. mi piacerebbe che le famiglie fossero libere di scegliere. ma certo sul fatto che qualcuno di noi dentro le classi non dovrebbe proprio starci, ecco, su quello sì, sono d’accordissimo. @anna e laperfidanera, grazie.

  7. tutto condivisibile. a volte questi esperti sono gratuiti, a volte invece no. a volte ancora nessun dirigente pensa più a controllare bene il curriculum dei proprio docenti per valutare le risorse interne. a volte queste risorse interne non hanno nemmeno merito sulla materia. a volte sono alcuni colleghi stessi, felici di barattare il loro dover fare lezione con l’attività esterna che li toglie d’impaccio.
    cosa dobbiamo fare? votare no alle iniziative in sede di consiglio di classe? forse sì, per sentirsi dire che la scuola di contenuti è vecchia.

  8. Concordo con la Povna.

    In primo luogo, nella mia esperienza in diverse scuole non c’è tutta questa gran profluvie di esperti. Quelli che vengono, talvolta sono buoni, talvolta, in effetti, ci piovono addosso da chissà dove. Ma d’altra parte c’è spesso una tale monotonia didattica, che poco mi dispiace per queste perdite di tempo. Le lezioni frontali, quelle che ancora costituiscono la gran parte delle nostre ore in classe, e gli argomenti di tali lezioni sono talmente abusati e consunti, che la perdita non mi sembra così tremenda.

    E mille volte meglio un esperto che due ore di interrogazioni orali.

  9. Dipende dalle lezioni e dalle interrogazioni: se l’insegnante è un vero insegnante ammalia e cattura molto più di un esperto.

  10. Sono d’accordo, Gaia. E come te, non sopporto quando gli Esperti ci mettono alla porta dicendoci che la nostra presenza può causare d’imbarazzo. L’anno passato, di fronte all’ennesima cacciata, sono andata da un sindacato a formulare il mio disappunto e a chiedere delucidazioni in merito. Cosa mi è stato detto? “L’insegnante resta SEMPRE e e COMUNQUE responsabile della classe”. Ma come si può essere responsabili di ciò che accade in classe se ci hanno fatto ‘accomodare’ fuori? E non mi riferisco solo all’impossibilità di vigilare sulla disciplina, ma anche a quella di non poter bloccare la deriva di certe discussioni che dovrebbero ruotare intorno all’affettività e che invece procedono ‘a briglia sciolta’ su tutt’altri temi.

  11. Purtroppo non ci sono molti altri spazi, o perlomeno non ci sono per tutti.
    Sicuramente e’ necessaria una selezione ma credo che molti ragazzi non sarebbero piu’ raggiunti da certe tematiche se non attraverso la scuola.
    E spesso sono proprio quelli che ne avrebbero piu’ bisogno che non sarebbero piu’ raggiungibili.

    Ciao.

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