Spigolature /2. Il distante ieri della Kristof

Ieri, di Agota Kristof , Torino, Einaudi, 1997. E’ un libro scarno e nudo, anche a tenerlo fra le mani, nelle sue 92 pagine. L’ungherese trapiantata in Svizzera Kristof racconta di Tobias, strappato alla vita e a sé, figlio di una madre che fa la puttana per vivere. Tobias cresce pensando di averla accoltellata insieme a uno dei tanti amanti – suo padre. Matricida e patricida solo nell’animo, dunque, Tobias fugge dal suo “villaggio senza nome” e vive lontano, esiliato, solo, con l’identità altra di Sandor, operaio di fabbrica schiacciato dalla ripetitività grigia delle giornate. Ma Tobias ha la scrittura. E Tobias ha Line. Che poi forse coincidono. Perchè Tobias scrive di sé e sogna di lei, delle scardinate speranze di rivederla – Line, figlia del suo stesso padre, sorellastra, piccola compagna di banco nel suo vecchio remoto paese. Quando Tobias scrive lo fa in una lingua non sua, quella del posto estraneo che l’ha assorbito, ricopiando la sera in un quaderno ciò che ha scritto di giorno nella sua testa – il perturbamento e l’allucinazione di vivere senza di lei. Negli incubi narrativi di Tobias si accavallano tigri, musiche, uccelli morti – emblemi dell’assurda estraneità del vivere, che è la condizione esistenziale del protagonista. Sopra tutto, poi, c’è Line: “Si chiama Line, è la mia donna, il mio amore, la mia vita. Non l’ho mai vista”. Invece l’ha vista, ma quindici anni prima, e un giorno, quindici anni dopo, Line arriva. Sale sull’autobus, come dal nulla, una mattina qualunque di un giorno qualunque nella vita d’operaio di Tobias. Tobias la riconosce, la “Line reale” seduta pochi posti avanti a lui. Non c’è scarto col passato. Tobias continua ad amarla come l’amava, come se lei avesse sempre dovuto arrivare, come se tutta la vita precedente non fosse stata che una preparazione al presente. L’amore con Line esisteva, esiste ed è assoluto. “Senza di te, tutto mi è indifferente”. Con la stessa continuità scrive, non più le sue storie bizzarre e a lui stesso sconosciute, ma poesie per Line, nella sua lingua materna – il perfetto ritrovamento di un pezzo di sé, nella carne e nelle parole. L’amore tra Tobias e Line si snoda fra sfondi di neve e di fabbrica, con i profili essenziali, mediocri e disperati di chi li circonda. Un amore ruvido e per questo puro. Vissuto e narrato allo stesso modo, con le parole di chi prima è stato niente e adesso è tutto. Un amore tagliente come scheggia di pietra e sofferente come brandello di carne lacerata. Un amore di riconoscimento e inappartenenza, insieme. Che è poi la cifra stilistica della scrittrice: parole dritte e facili, in cui pare riconoscersi, ma che risuonano nella pagina con un distacco impressionante, lontanissimo, irrecuperabile. Imprendibile e comune a tutti come uno ieri pieno di sole e vento – ma finito.

Spigolature /2. Il distante ieri della Kristofultima modifica: 2003-07-10T09:50:00+02:00da capecchi
Reposta per primo quest’articolo

Un pensiero su “Spigolature /2. Il distante ieri della Kristof

  1. Credo di averlo quel libro in casa. Fino ad ora non mi era mai capitato di leggerlo, anche se non parlerei di caso. La verità è che il tempo che posso regalare alla lettura coincide – purtroppo – con quell’interval lo che separa il mio andare a letto con il mio addormentarmi. Ed è un intervallo sempre più breve. Forse invecchio o forse lavoro troppo. Sicuramente entrambi. Come mai mi sto abbruttendo così? Comunque il libro – visto che è anche scarno come tu stessa dici – ora lo leggerò. Saluti AR

I commenti sono chiusi.