Le stanze di Gaia

Sagrati

Al cambio d’ora, sulla porta dell’aula, la mia collega di matematica mi fa: “Com’è che dici, tu? Ora li vado a sbertucciare?” – e lo dice aspirando le c dove le c non si aspirano. “Quanto mi piace…dai, dai dimmelo, che mi piace tanto”. Io ripeto: “Ora li vado a sbertucciare”, marcando bene la doppia c. Non paga, lei aggiunge: “Com’è che dite voi?…” e qui tira una bestemmia, ma di quelle secche, che finisce per “cinghiala” e che mi fa quasi cascare libri, registro e tutto per terra. Nel riprendermi, m’affretto a dirle che trattasi di bestemmia e intanto penso invano a quando mai, io, posso aver esclamato qualcosa del genere. Lei però continua, ridendo: “Sì, sì…” e zac!, giù il bestemmione un’altra volta. Io ci riprovo: “Guarda, ehm…sarebbe una bestemmia” – facendo intanto vaghi cenni come a dire: “Abbassa quel diavolo di voce che i bambini ti sentono”. Ma lei, senza dar vista d’aver inteso, chiosa: “L’ha detta l’altra sera anche Panariello!”. Ah, vabbe’, allora sacramenta pure quanto vuoi; e tira giù tutti i santi del sagrato, così magari andiamo a prendere un caffè tutti quanti insieme; e tutti quanti insieme allegramente smadonnando, chè tanto siam toscani.
Mah.

Sagratiultima modifica: 2003-09-29T17:25:00+02:00da
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