i fari e le lacrime e il mondo fuori

io lo sapevo che la giornata era strana e tutto, di tutto, poteva succedere. ma cazzo, così. così no. infatti guido, il buio, le luci, il buio, i fari, tutto appannato, lacrime, merda, che cazzo volete da me, che v’ho fatto, io, precisamente io, sì, signori fottutissimi genitori merdosi, che cazzo cercate, che cazzo volete, guido è tardi ho fame ho sonno mi perdo perché, che cazzo di posto è, dove sono, la gola che brucia, poi la signora che mi dice io sono un’interfaccia comunale – quell’altra che blatera perché il calo di zuccheri – quell’altra che sbraita perché noi siamo sempre gli imputati – e un’altra ora basta – e insomma le lacrime la rabbia, non vedo bene, ho sbagliato fila (penso) devo mettere la freccia (credo) ma ora come faccio ora mi suoneranno non solo il clacson ma anche tutto il resto, i fanali i fanali i fanali sfanalano sbarbagliano battagliano ma tanto è appannato, le lacrime – scendono – le grida – risalgono – che cazzo ci siete venuti a fare (per azzannarmi) tanto così (per fare) non lo sapete che sono buona lo sanno tutti che sono buona buona (molto) e che i ragazzi li faccio ridere, io, perchè la pronuncia li stupisce e perché gli dico frasi buffe e allora cazzo andatevene lasciatemi sparite implodete, bastardi merdosi nelle vostre merdose esistenze merdose aggressive e merdose maleducate di villici merdosi aggressivi e maleducati, guido verso casa, guido lacrime verso casa, le lacrime, la radio spenta, la gente vicina impilata triste sghemba scura sola, solo: i fari e le lacrime e il mondo fuori, che ti schianta t’inganna – e già stamani lo sapevo, lo scrivevo, lo dicevo, perché tutto era troppo era troppo cristallino e strana ironia proprio oggi, proprio oggi che, proprio oggi che vorrei fare come quelli – sedermi e aspettare, tanto qualcosa qualcuno prima o poi passa di lì e ti porta via. e basta, non c’è altro. ma comunque vaffanculo che cattiva per davvero non mi riesce e le parolacce le scrivo qui e ne abuso qua e là ma poi un cazzuto fruscio di vento appena poco più forte e rotolo giù, inconsistente sciocca e fragile come tutte le donne che sbraitano quando hanno paura di qualcosa e fanno finta di e invece no

i fari e le lacrime e il mondo fuoriultima modifica: 2003-10-08T22:50:00+02:00da capecchi
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13 pensieri su “i fari e le lacrime e il mondo fuori

  1. stamattina uscendo dalla metro ho pensato che oggi mi sembrava più cristallino di ieri, l’aria più tagliente, gli spigoli più vivi. ho pensato che a me tutto sarebbe potuto succedere oggi, ieri no, ieri gaia. certo non ho pensato, certo non credevo e mi sento, come spesso, una che non capisce e galleggia su ottimismi da patatine.
    buona giornata, serve sempre. [sere]

  2. catena di nemici… gli estranei a volte. Estranei pure tra di loro ma apparentemente uniti nel comune intento di snervarti, provocarti, attaccarti… a te, sola, fragile, umana, una… lo sai che, pure con i lividi, hai vinto tu? lo sai?
    Io sì… val

  3. Certo che anche i genitori non sono più quelli di una volta (adesso si chiamano nonni)! Ma dico: solo ai miei tempi, i padri come il mio, a colloquio con gli insegnanti gli davano carta bianca su tutto? Ma proprio su tutto! A uno gli disse pure: “Prof, se fa il cattivo.. lei lo picchi!” – Picchiare me! Tsè.. (gaia, un abbraccio!)

  4. Ma non si usa più portare regalie (uova fresche, verdure, polli vivi) ai professori per corromperli? Gaia, la prossima volta vacci con la spranga, le protezioni e il casco integrale (miic)

  5. Accidenti, che vadano a farsi fottere, i ragazzi sono i ragazzi i genitori urlano, evidentemente per paura di non esistere altrimenti. Tu sei brava. Bacini momi67

  6. ma di genitori così ce ne devono essere da parecchio. io avevo una prof di chimica che quando mia madre ci andava a parlare le dava lezioni private su come gestire le sorelle. ‘signora mia, più schiaffi alla seconda, più carezze alla prima’. ecco: lei forse non aveva avuto dei buoni genitori. poi c’erano le mamme e i papà dei miei compagni, che, non so perché, erano tutti professori. e loro forse erano i peggio. invece che solidarizzare con i malcapitati, s’imputavano sulla perifrastica passiva dell’ultima versione di latino. comunque non t’invidio. insegnante, medico e giudice secondo me sono i tre mestieri più difficili. (robba)

  7. Insomma, vi ringrazio tutti, per il sostegno, l’appoggio e gli abbracci. Purtroppo è capitato che un’orda di genitori ce l’avesse con gli insegnanti tutti – e ha trovato me, su cui sfogare rabbie represse e insoddisfazioni . Non ce l’avevano con me in quanto me, per questo era impossibile difendersi. Ma solo cercare di non soccombere. E purtroppo non ce l’ho fatta granchè bene, come avete visto. Vi risparmio l’irrazionalit à dei dialoghi svoltisi. E ancora una volta vi ringrazio e vi abbraccio, tutti quanti. (Gaia)

  8. CaraGaia, prima volta che ti leggo così sconvolta. Cmq sia, potresti anche considerarlo uno specie di complimento: genitori che si lasciano andare perché intuiscono che dall’altra parte c’è qualcuno che ascolta attentamente. Qualcuno di puro da distruggere. Alla prossima riunione potresti portare una telecamera e piazzarla sulla cattedra. E alla domanda ‘a cosa serve, cos’è?’ rispondere che gli interventi migliori saranno proiettati alla festa della scuola di fine anno. kiss (kk)

  9. Per esempio, io sto seriamente considerando l’opportunità di acquistare un robusto sacco da pugile con cui rimpiazzare la fin troppo placida amaca. Altamente terapeutica anche la distruzione delle vecchie racchette in legno. Ma se disponi di un giardino o di un terrazzo la potatura può risevarti inaspettati, ancestrali piaceri. Ciao. (qwerty)

  10. Ti sei comportata come meglio non avresti potuto, date le circostanze. Ci sono paesini dove esiste una collaborazione attiva tra genitori e insegnanti, ed è l’idillio. E paesini dove la comunità non ha altro da fare che trascorrere la giornata appoggiata al cancello della scuola. Si lamenta magari delle eccessive restrizioni per il pre-scuola e poi sosta a chiacchiera ben oltre l’inizio delle lezioni (tipo le 9.30-10.00), dimostrando all’atto pratico di non necessitare di alcun servizio di prescuola. In questi contesti la scuola, le sue assemblee costituiscono un pulpito dal quale sparlare, da dove venir guardati e considerati. E’ il momento del finto riscatto sociale. Ci vuol pazienza e sperare di poter agire per lo meno sui figli degli apiranti arringatori, per rimediare. Stefania

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