Le stanze di Gaia

Mehldau celo, Pieranunzi celo, Gustavsen mima

Accipicchia, vedo che sul Blog della domenica ci si interessa – riflettendoci da parecchio, addirittura dal lontano 25 luglio scorso – di questo mio futile decaloghetto sull’ascoltatore appassionato di musica. Pare inutile precisare che il futile decaloghetto in oggetto faceva da corollario a domanda che riguardava le donne e la musica; ma va da sé che tale quesito, nella disanima del succitato futile decaloghetto, non è stato considerato.
Ad ogni modo, invece di smontare punto per punto lo smontaggio, dirò solo che di futile decaloghetto si trattava; e non delle Dieci Tavole Della Legge Musicale Per Omnia Saecula Saeculorum, caso mai si fosse frainteso. Dirò altresì che se qualcuno, limitandosi a leggere lo stupidino futile decaloghetto, avesse per caso tratto le conclusioni che per la compilatrice del suddetto la musica è “raccolta di figurine”, beh, signori miei, c’è qualcosa che non va. A partire infatti dal post qui sotto sugli sguittevoli passi a suon di Gershwin, per arrivare ad altro e tanto – che nei giorni addietro ho spalmato per ovunque in queste musichevoli stanze – mi sarebbe sembrato di aver sufficientemente espresso cose diverse dall’album Panini, per quanto riguarda il mio rapporto con la musica. Diverso certo da quando avevo “quindici anni” e pensavo tutt’al più a come farmi registrare una cassetta dal Mitresi – ci mettesse pure dentro tutto quel diavolo che gli pareva.
Adesso, abbiate pazienza, ma ho giù in cucina un mio coetaneo settenne che mi aspetta per scambiare jazzistiche figurine, nonostante mi renda così complice dello sfrenato “consumismo” che ormai è “sotto la pelle” di ciascuno di noi, “se conquista anche l’arte più astratta ed immateriale di tutte”, che poi sarebbe la musica. Ma voi mi scuserete, se devo scendere: sia mai che stavolta finisco la raccolta.

Mehldau celo, Pieranunzi celo, Gustavsen mimaultima modifica: 2003-10-27T13:55:00+01:00da
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