Ippogrifi e sassofoni

Silenzio, buio, porte che si spalancano di luce, uuuuamm!, la sagoma nera che resta immobile e poi avanza, cammina piano, si ferma al centro del palco, porta il soprano alle labbra e suona. E se suona. Per inciso c’era anche Massimo Wertmuller che leggeva alcune pagine del Furioso sulla pazzia d’Orlando. Ma più che altro c’era lui, Claudio Carboni, sassofonista, segregato tutto ieri a studiare Ariosto nelle antiche stanze di via Castiglione, dove lo tenevano prigioniero il Professore Gian Mario Anselmi insieme al Magnifico Rettore, nel tentativo di recuperare un ordito lasciato a sfilacciarsi anni fa, quando lo studentello s’occupava parecchio di sassofoni e ragazze, invece poco di lune e ippogrifi. Di sicuro lo ritroveremo più avanti, il nostro Claudio, ché ci verrà da parlarne ancora – prezioso maestro di musiche, compagno di merende notturne con bicchieri spaccati e infine amico, come adesso è.

Ippogrifi e sassofoniultima modifica: 2003-11-05T00:30:00+01:00da capecchi
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