Le stanze di Gaia

Il passo, la musica

A me dispiace dirlo, perché un paio d’amiche so che rimarranno male. Però io non capirò mai completamente chi non ha camminato almeno una volta per una città ascoltando a volume altissimo un disco dal piccolo lettore portatile che si stringe fra le mani. Mettere un piede avanti all’altro, intravedere le righe del calzettone da ragazzetta che si è scelto e sentire che la vita scorre ma alla tua musica. Che il cielo si sposta ma come vuoi tu. Che le case, le strade, le chiese, i cappotti e le borse non fanno che da sfondo alle tue canzoni. Muti. Mentre tu canti, guardi e canti. Dondoli la borsa, adegui il passo alla voce e alle note. Incroci facce che entrano ed escono dalle tue storie sfiorandoti appena. Ti viene da sorridere; oppure da piangere; e le pietre di Firenze sono fredde, tagliate da un vento che ti butta i capelli negli occhi – lo sguardo sospeso fra un giù e un su. Non potrò mai capire davvero chi non ha camminato almeno una volta così, con la musica che acuisce la vista, i battiti e i respiri – scie di luci intermittenti a balenare negli occhi, capelli ovunque, fruscianti e fuggevoli, che fai in tempo a dimenticare prima di aver bloccato in un angolo qualsiasi della città.

Il passo, la musicaultima modifica: 2004-03-01T23:40:00+01:00da
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