Tra poco, io e le belve andiamo a sentir parlare di Camillo Sbarbaro.
A me è sempre piaciuto, già ne dicevo. Sarà per quella storia dei licheni. Li collezionava. I licheni. Che si abbarbicano alla terra arida e sopravvivono, così, di necessità e senza molti bisogni. Sarà per quegli occhi piccoli e tondi dietro occhiali piccoli e tondi. Poi passeggiava per le strade e gli facevano contorcere lo stomaco le facce della gente, le calvizie dei vecchi, gli sguardi bistrati delle puttane, i sorrisi storti di chi cammina e salta nella vita come sull’orlo di un precipizio. Lui stava lì a guardarli, immobile come sempre gli piaceva e odiava stare, e provava il disagio che si prova a guardare dei condannati a morte che sorridono. Era così, uno che la vita in fondo l’amava, pur percorrendola da sonnambulo.
Così anche dalla strada di casa cavo un po’ di gioia – come dalla vita, a forza di strizzare.
(Camillo Sbarbaro, Strada di casa, in Trucioli)
Buongiorno.
Viene in mente Braibanti. Studiava le formiche. (L.C.)
http://www.diar iodipoesia.it/au tori%20mese/am_2 001.htm#sbarbaro
(prima di rispondere…gu arda come è scritta la mail)
Ciao carissima, volevo lasciarti un saluto. Baci Momi