Dantesche convocazioni

Le dantesche convocazioni per l’assegnazione delle cattedre hanno sempre quel ronzìo di fondo e quel caldo ammorbante. Provi ogni volta ad estraniarti dalla situazione, a non sentirti così totalmente scomoda sulla sedia. Non ci riesci mai. La popolazione degli aspiranti insegnanti è sempre composta da individui che a una prima occhiata non vorresti nemmeno come momentanei compagni di ascensore. E, di nuovo ogni volta, ti chiedi lo stesso: anche loro vedranno te così? Proveranno anche loro, guardandoti, quel sottile dispetto, quell’antipatia sottopelle e quel fastidio che porta a dire “No, io non sono così”. Il fatto è che il disagio aumenta più ti rendi conto che invece, probabilmente, a quella gente sei simile – capello sporco con piede in sandalo finto Birkenstock o insopportabile vestitino bianco bon-ton non importa. E’ vero, ti verrebbe la voglia di picchiare a sangue la tipa bionda allampanata e abbronzatissima che miagola con l’occhio spento “Io ho paura di insegnare alle superiori, non è che puoi prendere e spiegare Leopardi così”. Sì, ti viene voglia di picchiarla, ti accorgi anche che la stai guardando con disprezzo. Però te ne vergogni quasi subito, e volti lo sguardo. La tollerabilità minima di un altro essere umano, in fondo, non si misura sulla conoscenza approfondita dell’opera e del pensiero leopardiano – questo tu lo sai e a volte sei pronta a riconoscerlo. Comunque, ecco, sta di fatto che sei inquieta, non ti riconosci e ti riconosci, giri la testa avanti e indietro; e aspetti. Incredibilmente, per la prima volta riesci anche a scegliere la tua destinazione e quando cammini verso il banco e dici “Bazzano” e poi vai a firmare ti accorgi che ti trema anche la mano, la voce, le gambe. Ti senti sciocca: tremi per una cosa come la scelta di una scuola. Ti senti davvero fragile, proprio in quel momento lì in cui appoggi la mano e firmi. Alla fine te ne vai felice, col tuo foglio d’assunzione in mano, senza guardare chi resta là dentro. Qualcuno capiterà d’incontrarlo poi in qualche corridoio. Ci scherzerai durante un cambio d’ora. Sembrerà meno mostruoso di com’era.

Dantesche convocazioniultima modifica: 2004-09-06T23:30:00+02:00da capecchi
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2 pensieri su “Dantesche convocazioni

  1. No, no, scuola diversa. Ad Anzola c’erano solo famigerati “spezzoni” orari invece nel fantastico borgo di Bazzano, più o meno lo stesso tipo di provincia bolognese, c’era una cattedra piena. E io me la sono presa. (Gaia)

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