Il crudele Brad, da Tokio

Ieri, l’estate. Adesso, ecco, finita. Una pioggia a fusciate violente e intermittenti  sciaborda quest’albero e il resto. Di cosa hai voglia? Di stare chiusa qui immobile per ore davanti al vetro. Hai malinconie smosse dall’acqua? Sì, certo. Allora sai cosa devi fare?  Prendi l’ultimo disco di Brad e ascoltalo. Lui suona il piano da solo; a Tokio. Che chissà   come si sentiva e che pensava a trovarsi laggiù a suonare e suonare così – disincarnato, come suona sempre lui. Comunque dicevo prendi il disco e ascoltalo – ma senza nessuno intorno. Passa dalla sussurrata e breve Intro – giusto per preparare come si deve la tua animuccia fragile – a quel pezzo lì, sì quello che di Gerswhin ami fra tutti, quello che fa “There’s a somebody I’m longing to see, I hope that she turns out to be someone who’ll watch over me“. Poi lasciati andare. Nessuno ti obbliga a essere forte, a non sfarti in rivoli di qualchecosa giù giù dalla punta dei capelli fino al dito mignolo dei piedi. Le torture di Brad le conosci e se le accetti, poi, lui ti ricompensa. Lascialo fare. Se hai pazienza lui arriva anche a Monk’s dream, così puoi rilassarti un attimo, hai il tempo di sorridere, alzare la testa per vedere se è smesso di piovere – ed è smesso. Ma mi raccomando abbi l’accortezza di non lasciare andare il disco fino a Paranoid android. E’ fondamentale non farlo. Perché ti può prendere uno sgomento sordo, magari puoi anche spaventarti. C’è quell’attacco che t’avvolge con così tanta trasparente e infida delicatezza; ti fidi, ma sì. Eppure lo senti ciò che suggerisce, dovresti accorgertene che non è il caso di sollevarti su. Ti pare, di metterti a fluttuare così? Non senti quelle note della mano sinistra? Quelle laggiù basse che dicono voragini e profondità? Che ci fai lì ad aspettare? Infatti poi di colpo; lo schianto; a terra; scagliata giù; e ancora ancora ancora in precipiti volute arrivi fino in fondo davvero non sai dove ma sai che è scuro e buio e spaventoso e il cielo fuori, ma certo, che t’aspetti, il cielo è color grigio pece e l’albero sbatte e l’aria ti manca e sei ormai in trappola, persa – scaraventata al suolo senza tanti complimenti. Te l’avevo detto, non arrivare fin lì, che poi lui ti piglia, ti porta via, lontano, fa sì che ti fidi; ma invece ti lascia sfracellare sull’asfalto; ed il colpo che senti non è uno ma sono mille, successivi, impietosi. Che importa se poi lui prova a curare gli squarci? Non c’è conforto ma anzi quel senso di luttuosa pacata inevitabilità che è peggio dello schianto. Devi assolutamente alzarti, aprire la finestra, respirare a pieni polmoni, capire che è ricominciato a piovere. Forse è pure il caso che tu esca là fuori, sul terrazzo, a farti bagnare la faccia e i capelli. Infine puoi rientrare dentro, che intanto lo spaventoso pezzo sarà finito. Riascolta pure Someone to watch over me. Sentilo là, senti là come fa. Illuditi che lui è buono. Che è dolce e protettivo. Raccontati che sei una tenera piccola cosa preziosa fra le sue mani e che mai ti farà del male, lui. Credici. Se riesci, addormentati entro i successivi quattro o cinque minuti. Sarà una cosa morbida e deliziosa, come ti meriti. Come lui vuole che sia, il crudele.

Il crudele Brad, da Tokioultima modifica: 2004-09-24T17:00:00+02:00da capecchi
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4 pensieri su “Il crudele Brad, da Tokio

  1. se qualcuno poteva rendere altrettanto belle le canzoni dei Radiohead, Mehldau ci riesce. Come è Exit Music? uuhhhhh..brivid i.
    Lorenzo

  2. di mehldau, assolutamente, the art of the trio vol.3 e places. Nell vol.3, tra l’altro, fa una versione di exit music splendida, in places si ispira ai luoghi visitati per suonare. Ispirati entrambi. il vol. 5 mi è piaviuto molto più del vol.4 ( sempre art of the trio ).
    Se vuoi spararti un colpo, elegiac cycle… 😉 solo piano, e tosto..
    tokyo devo ancora prenderlo, ma la tua recensione – che ho letto a metà per non togliermi la sorpresa – mi ha convinto. Ciao ! (Blu)

  3. Bella, originale e sentita recensione. Uno stile che mi piace, così come mi è piaciuto questo disco, che forse non sarà il più bello di Mehldau (Songs rimane ancora il mio preferito) ma è stato un ascolto emozionante. Se ti va di leggere quello che ho scritto io su questo disco ti lascio il link (http://ruckert .splinder.com/po st/3105394). Ciao

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