Le stanze di Gaia

Trappole

Sono una povera piccola cosa buttata là in mezzo, ché mi basta un ritrattino buono di un’alunna per farmi stare bene, essere felice, sorridere tutto il giorno. E’ così che mi vedono loro: gentile, simpatica, alta, bella e severa, ma giusta. Dicono che ho il viso rotondo; ed è vero. Parlano delle mie collane e delle mie scarpe. Preferiscono la mia gonna di jeans. Dicono che quando entro in classe voglio tutti seduti e “a silenzio”, proprio così dicono “a silenzio”, non “in”. Dicono che le mie regole sono: non si lanciano oggetti – si dice buongiorno e non ciao – quando bussano avanti lo dico solo io. Qualcuno si preoccupa se non vede la mia macchina la mattina. Molti paragonano il colore di occhi e capelli a del cioccolato. Si spaventano quando grido. Uno dice che la mia pronuncia di alcune parole è strana, come in antologia. Ecco, io sono fatta di pezzi di carne da macello e loro mi prendono e mi ricompongono, così, semplici e onesti. Buoni.
A me basta poco, ecco, per cadere nelle trappole. Se uno me le tende, per caso o per calcolo, io ci casco. Allora è crudele farlo. O lo è stato.

Trappoleultima modifica: 2004-11-29T23:00:00+01:00da
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