Una città che non si lascia pregare

Bologna è, in effetti, bellissima. E’ bella la mattina quando la lasci, prendi per via Saffi, sacramenti contro qualche automobilista lento e infili veloce l’asse attrezzato – la neve ancora tutta intorno, sui tetti i campi le colline. Profili perfetti di case nelle più varie sfumature di rosso e giallo. E’ bella, davvero, quando ritorni e le macchine si congestionano e vedi le facce accanto e più in là la svolta di via San Felice e le finestre in alto che guardi per vedere se trovi terrazzi dove poter abitare. E’ ancora più bella quando è freddo e cammini veloce nel buio nei portici nel cappotto nei guanti e l’aria gelata da meno otto gradi e mezzo ti taglia la faccia senza tanti complimenti. Se capita poi di guidare di notte, allora Bologna è bella di più. Guidare da sola di notte, qui, non capita quasi mai. Se capita, ti piace indugiare e allungare la strada, trovare qualcosa alla radio come una bossanova e percorrere le vie nel lucore aranciato dei lampioni. Scivolando fra incroci e viali sfilano via le risate di colleghe per certi sondaggi telefonici, i capelli bianchi del preside Leslie Nielsen, aste grosse d’occhiali rosa, pianure che ricordavi ma viste con altra luce, cene improvvisate con surgelati. E poi telefonate. Srotoli la strada per ripensarci e lo capisci: dire per telefono qualcosa a qualcuno che piange è inutile. Sbricioli piccole frasi, hai solo una voce per far capire, ci sei ma non serve; perché l’oceano brilla là in mezzo crudele e definitivo. Cesellare parole giuste per una fine è stupido.
Sì, è vero, Bologna è bella; il solo sapere che fuori c’è la rende così: irrinunciabile. Quando entri nella casa deserta, metti Bill Evans perché è tardi e fa molto freddo, spengi qualche luce e guardi fuori: allora ne senti la bellezza evidente di città non tua che però quando la vuoi c’è, è lì; una città che non si lascia tanto pregare. T’affacci a una finestra e ne prendi un pezzo, semplicemente.

Una città che non si lascia pregareultima modifica: 2005-03-01T23:25:00+01:00da capecchi
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5 pensieri su “Una città che non si lascia pregare

  1. Anche Dave Brubeck (solo piano) e’ molto adatto a Bologna, a casa, quando fa freddo. Trovi anche tu che sia una citta’ per pianoforte e chitarra? Hallelujah

  2. Damiano, la Trattoria del Rosso è proprio a due passi da casa mia e capita spesso che ci scappi un pranzo improvvisato. Ma tu com’è che conosci così bene Bologna (veci anche la foto alla Montagnola)? (Gaia)

  3. leggere ad alta voce ed in pubblico le cose scritte da te con un sottofondo musicale, è un’esperienza necessaria. per fortuna, possiedo un paio di dischi di bill evans. (robba)

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