Le stanze di Gaia

Torno a Firenze

Oggi ascolto questo disco sospeso e perfetto che si intitola Indian summer. Sgocciolano via tempi e memorie. E’ come se lo avessi già ascoltato migliaia di volte eppure è appena uscito. Mi piacciono i dischi così, che quando li senti la prima volta li riconosci. Mi piace quando ti sembra di ritrovare qualcosa che avevi perduto. Ad esempio il pensiero fisso alla gita scolastica, ai vestiti da indossare, ai panini da preparare, alla borsa che porterai. E’ che domani dopo tanto torno a Firenze. Ci porto le belve. E il rispettoso e lieve pianoforte di Giovanni Guidi sarà risucchiato da rumore di scarpe grosse, vocìo indistinto e fischi di treno. I colpi dei clacson e gli ombrellini in su dei giapponesi prenderanno il sopravvento ma la città forse sarà bella anche sotto il diluvio di turisticità che tenterà di affogarla. Poi andremo davanti alle Giubbe rosse e io penserò per un attimo a Montale che  sedeva nella terza saletta in fondo mentre le belve chissà a che penseranno; eppure riusciranno a stare ritte ferme e zitte là davanti per qualche momento, perché io gliel’avrò chiesto e tutto sembrerà allora semplice e lineare. Qualcuno poi d’improvviso dirà: “Prof, dove andiamo adesso, prof? Che facciamo, prof?”. Io risponderò: “Adesso vi porto a toccare il naso del porcellino, così magari pigliate ottimo”. E sciameremo tutti senza pensieri verso la loggia del mercato nuovo.

Torno a Firenzeultima modifica: 2007-04-01T10:05:00+02:00da
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