Sfinita


Quanto sono stanca. Mi addormento sul divano rosso per venti minuti, mi rialzo e torno qui, a vedere se scrivo qualche esercizio in più, a fatica, ad occhi semichiusi. Ho sempre odiato l’imperativo. Che brutto modo che è. Eppure mi tocca fare almeno un sette / otto esercizi proprio sull’imperativo. Chiudi la finestra! Parla piano! Tacete! Scrivimi! Ascoltate bene! Esiste nulla di più brutto, nel mondo sconfinato della grammatica? No, davvero. A me piace il condizionale – un sacco, mi piace – e il gerundio. Poco l’indicativo, così così il congiuntivo, abbastanza l’infinito. Il participio mi irrita perché non so mai come trattarlo. Questi sono tutti i modi che conosco e mi stanca pensare che ce ne sia uno per ogni occasione, uno per ogni pensiero. Sono sfinita, l’ho già detto. Alla fine la scuola è il momento più riposante della giornata: il trucco ancora sulla pelle, i vestiti non sgualciti, niente occhiali sulla faccia, un buon profumo addosso. Che bello che è entrare in classe alla prima ora con il frescolino che fa, aprire il registro e firmare, sentendosi sveglia, viva, pronta a scannarli. Una ringhiata di qua dalla cattedra e via, la giornata inizia. E poi nella III c’è un clima così da villaggio vacanze, in questi giorni. Che meraviglia. Che ridere. Coccolarli o urlar loro addosso. Dirgli quanto sono bellini o bestiali. Tutto cambia nel giro di un secondo e allora una si deve tenere su, non può afflosciarsi, la stanchezza non t’ammazza come ammazza ora, che voglio solo dormire dormire dormire con la voce di Paoli che canta non so cosa sento per te ma se tu mi guardi negli occhi un momento puoi capire anche da te che cosa c’è, c’è che mi sono innamorato di te.

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(Gino Paoli, Che cosa c’è, in Milestones)

Sfinitaultima modifica: 2007-06-05T00:05:00+02:00da capecchi
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