Zeno


Quanto mi manca insegnare a Middlebury – Vermont o Firenze è uguale. Quanto mi manca insegnare letteratura – diciamo. Oggi m’ero rimessa a sfogliare quel consumato racconto lungo di Svevo, Il buon vecchio e la bella fanciulla. E ho trovato le mie sottolineature, le annotazioni per quando dovevo spiegarlo agli alunni americani, per cui Svevo, davvero, è proprio misterioso. Quanto mi manca cercare di spiegare cose misteriose. Cose così lontane da loro che è una meraviglia quando, d’improvviso, vedi una fronte che si distende, un lampo d’occhi subitaneo ed eccola: arriva la comprensione.
Che poi, a me, Svevo ha sempre fatto impazzire. Quell’inutile ragionare su ogni cosa. Quell’ironia tremenda. Quel senso di colpa in cui continuamente entrano ed escono i protagonisti. Quel mistificare sempre. E Zeno Cosini? Zeno è tutti noi. Malattia e salute che s’inseguono e si scambiano. La psicanalisi come espediente di scrittura e certo non come cura. La ricerca, ma come svagata e distratta, della consapevolezza del vivere; della coscienza, appunto. Soprattutto l’inettitudine, che è davvero l’unica forma che ci resta di sopravvivenza al reale. Infatti Zeno sposa quella delle tre sorelle, la strabica, cui non aveva pensato, ma che si rivela perfetta per lui. Infatti Zeno ha un’amante giovane e bella che gli capita così, per caso, proprio quando lui ne ha bisogno e quando ne ha bisogno lei lo lascia, anche. Infatti Zeno segue tutta la mattina un funerale ma alla fine scopre che è il funerale sbagliato. Per giunta Zeno potrebbe avere anche la sorella bella, forse, quell’Ada Malfenti che ha sempre desiderato, ma poi macchè, in fondo rinuncia, non è più il caso, chissà se glien’è mai importato sul serio qualcosa. Poi quella maledetta eterna ultima sigaretta.
Zeno comunque si salva; è questo il punto. Vince lui. E lo fa senza rendere davvero infelice nessuno, contentando mediamente anche se stesso, immaginando deflagrazioni in cui il mondo possa sprofondare per poi rinascere dal nulla, più nuovo e più bello.
Zeno mi piace perché non è un eroe. Zeno è come noi, imperfetto e inquieto, anche un po’ vigliacco, ma ironico e malato, sano, malato, sano. Umano, insomma.

Zenoultima modifica: 2007-07-04T00:10:00+02:00da capecchi
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2 pensieri su “Zeno

  1. Mi ricordo quanto l’ho amato anch’io, e trovato incredibilmente comico, e terribilmente drammatico. Fa parte della lista dei libri da rileggere… Presto, eh. (Grazie a questo post, credo prestissimo!)

  2. C’è un po’ di Zeno in tutti noi, in me tantissimo senza dubbio. Mi percepisco in quel modo dacché ho memoria.

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