Umbria jazz / 1. Il primo giorno quattro


Credo di aver visto il primo giorno quattro concerti di fila, uno dietro l’altro senza soluzione di continuità.
Uno è il quartetto di Roberto Gatto e c’è quel sassofonista che mi è parso James Spader, di primo acchito, ma invece in breve si è trasformato in Claudio prima maniera, poi in Gianca l’amico pianista del Migio e infine, incredibile a dirsi, in Massimo Ceccherini. Mi piaceva stare lì a guardarli, tutti e quattro: i sosia e i musicisti; soprattutto Luca Bulgarelli, perchè mi sono accorta che quando un contrabbassista ride s’apre tutto un mondo che con gli altri musicisti non si apre e non so perché. Nonostante io ami molto i pianisti e nutra passioni adolescenziali per i batteristi e i loro polsi. Nonostante la vicinanza emotiva con i sassofonisti sia per me forte e nonostante i trombettisti siano misteriosi e affascinanti. Quando un contrabbassista ride è qualcosa che non t’aspetti ed allora è davvero bello.

http://capecchi.myblog.it/media/00/02/87a2b3db09e68084761e812ef07804de.mp3
(Roberto Gatto, Traps, da Traps)

Roberto Fonseca, Umbria jazz 07Il secondo è Roberto Fonseca col suo cappellino di pelle, con le mani a mulinello sulla tastiera. Suona o buttato tutto indietro con la testa o in piedi, perché non riesce proprio a tenere il culo sullo sgabello del pianoforte. Ma la cosa straordinaria è che lui suona e si vede che potrebbe essere all’Arena Santa Giuliana di Perugia, alla Scala di Milano o in una qualunque straducola di Cuba e suonerebbe uguale, preciso preciso identico così come suona adesso, per uno stadio pieno di gente o per un gruppo di vecchi cubani che ballano tenendosi le mani. Lui suona perché quello fa nella vita, da sempre. Suona e ride mostrando i denti e scuote la testa e ci fa cantare e canta anche lui ma “desafinado”, lo ammette, ridendo ancora. Ma chi se ne importa. Siamo a Cuba, è estate e quello che conta è ballare e sentirsi. zamazamazu – zamazamazu.

Il terzo è Richard Galliano ed è fantastico. Il violinista sul palco è gitano d’anima e John Belushi d’aspetto. Io voglio saltare sulla sedia e battere i piedi per terra e morire di tango. Si agita anche la signorina di lato, che è tutta secca secca e rigida che pare stia in bilico su una tovaglia d’uova. La notte è bellissima, c’è vento ma non è freddo mentre io mi accorgo che ho già visto la famiglia di peruviani accanto a me almeno altre due volte: ad un’Umbria jazz passata e in un ristorante in rue de Lombard, Parigi dicembre 1999, pioggia battente e attesa fremente del nuovo secolo. Adesso invece sono qui, Galliano sfianca il bandoneon e la famiglia m’invita nella sua casa con finestre su Montmartre: credo che andrò.

http://capecchi.myblog.it/media/00/01/d56bbc0c67583c635e639f518a3ff0b1.mp3
(Richard Galliano, Fou rire, da Luz negra

Il quarto è Paolo Fresu. Che è sempre lui.

Umbria jazz / 1. Il primo giorno quattroultima modifica: 2007-07-17T00:05:00+02:00da capecchi
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Un pensiero su “Umbria jazz / 1. Il primo giorno quattro

  1. oh, bentornata! ci pensavo anch’io l’altra sera, molto più modestamente seduto al Chet Baker (all’aperto però, e anche sotto un po’ di pioggia, che con questo caldo mi pare un’altra vita); ai contrabbassisiti, dico. Credo che sia perchè il contrabbasso ha un’anima fortemente femminile: sotto sotto, senza apparire troppo, tiene su tutto il resto. L’erosimo del quotidiano, insomma. e se un contrabbassista ride, vuol dire che, come quando ridono le donne, ride tutta la terra, tutto il mondo.

    F.

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