Le stanze di Gaia

Briciole


In fondo era anche bello andarsene e lasciare briciole di pane dietro di sé. Canzoni, letture, molte parole. Tutto quel catasto di inutili canzoncine prima di partire per l’Umbria, ad esempio, pareva suggestivo, lì per lì. Sembrava di aver fatto chissà che. Invece siccome nessuno se n’è accorto, si è capito che era un’idiozia – se si toglie l’aver scoperto la passione della Stefania per Cannonbal Adderley, va bene. Però. Partire adesso senza lasciar nulla a nessuno che si parte a fare? Partire quando non rimane proprio anima viva e la città è già deserta e non puoi salutare un cane, mi chiedo, a che serve? Comunque. Si (ri)parte. Con una coscienza lavorativa sporca e inaffrontabile; fetida. Con la sola voglia di smettere per una volta di tenere tutto quanto insieme e di sparigliare le carte e di essere sinceri e dire: a me di questo deficientissimo libro non me ne può fregare di meno. Anzi, mi fa schifo. Anzi, lo odio. E ora lo brucio. Io avevo un altro libro, per le mani, parlava di Vermont e amici. Però mi aspetta da mesi fermo. E mi manca. Come tutto quello che sa di Vermont e di estati lunghissime – quelle – che non finivano mai e se ne chiudeva una e se n’apriva un’altra mentre uscivi e entravi da un paio di vite tue. Uff. Si (ri)parte. Lavoro non fatto. Tempo perso. Mancanze assolute. Bologna non goduta come meriterebbe.
State bene, chè forse vi riesce d’acchiappare ancora un pezzo d’estate.

(E per chi se lo chiedesse, sì, le formiche ci sono ancora, ma un po’ meno)

Bricioleultima modifica: 2007-08-10T01:54:45+02:00da
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