Tutto questo scrivere e affannarsi. E’ che ho sempre avuto paura di sparire, tutto qui. E’ come quando conservi il tappo di una bottiglia che hai bevuto quella sera che; o un biglietto d’autobus che reca date e orari. E’ solo il terrore che nulla sia mai esistito e che il tempo ti fagociti e che tu scivoli via dentro il buco di un lavandino. E’ allora che finisci per accumulare oggetti nei cassetti e parole da qualche parte. Ammassi righe edificanti e appendi in giro santini di te, in modo da dimostrare agli altri, ma soprattutto a te stesso, che esisti, che ci sei, che respiri. Tutto questo è un po’ triste. Rivela una mancanza di coraggio e la volontà stolida di circondarsi di quadretti memorabili della propria vita, in modo che appaia un po’ più dotata di senso. Ma tant’è. Il disgusto di me a tratti mi prende, se ci penso bene e a fondo, a questo insopportabile bisogno di disseminarmi qua e là e lasciare tracce. A questa cosa del terrore da sparizione. Ma siccome è proprio questo terrore che alla fine, evidentemente, mi schiaccia, sono sempre qui; e scrivo; e mi moltiplico; e disegno ghirigori di me sulla faccia di chi se lo lasci fare.
la penso spesso anche io questa cosa…
ciao gaia
Q
Ho sempre conservato il mondo, stampo quasi tutto (alla faccia degli alberi, e poi in Europa abbiamo la silvicoltura). La vita continua a non avere un senso anche con i miei e gli altrui santini, ma, visto che abbiamo comunque bisogno di attribuire un senso a questa fatica (per carità, a tratti anche divertente e persino esilarante), i santini ci servono eccome. La tua persona, i tuoi scritti, il tuo affetto, i nostri comuni ricordi di domani sono ciò per cui ha senso sperare di svegliarsi il giorno successivo.
questo che hai scritto, come lo hai scritto, lo trovo assolutamente perfetto.
ho pensato esattamente come resdimm.