Le stanze di Gaia

Privarsi

Esco vestita d’abiti troppo leggeri. Ma mi piace, quando il sole comincia a farsi vedere di più, ricevere il freddo sulla faccia e dentro le ossa. Qualcosa che ti fa sentire d’esserci, che raschia via i pensieri e ripulisce il cervello.
Non ho voglia di sentire caldo.
Ho voglia precisamente di questo: aria fresca.
Dovrei darne un po’ anche ai cassetti di casa.
Dovrei prendere e capovolgerne a terra due o più. Svuotarli di tappi, biglietti, scatole, carte di cioccolatini, fotografie, cartoline, trottole di legno, penne, appunti, orari, dischi, lacci per capelli, locandine, carte regalo, nastri di rafia, campanellini col fiocco rosso.
La maledizione degli oggetti.
Dovrei fare come il fresco sulla faccia: lasciare che tutto si rinnovi.
Accettare di spogliarsi, privarsi di, buttare via.
Girare leggeri come al mattino presto.
L’ossessione del tenere è dannosa.
Ma perdere tutto, in un colpo solo, per sempre.
Una meravigliosa passata di spugna e avere il nulla davanti.
In fondo, stringendo con forza fra le mani ritagli di quotidiano, sempre il nulla si ha.

Lo sgomento viene dal fatto che, questo è evidente, io quei cassetti non li svuoterò mai. E la logora pallina gialla resterà a rotolare là dentro sbattendo ottusa e vana contro le pareti di compensato.

Privarsiultima modifica: 2008-04-03T16:35:00+02:00da
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