Le stanze di Gaia

In macchina di notte

Se c’è una cosa che mi piace è viaggiare in macchina di notte con un po’ di stanchezza addosso, la musica dentro e le luci della strada fuori. Una musica che riempia gonfia e calda l’angusto spazio sopra le teste, che prema contro i finestrini per rinfrangersi all’indietro sulle carni. Viaggiare così senza voler arrivare per forza da nessuna parte. Meglio se tornare. Di notte. Però non lo faccio quasi mai. Amo quei momenti in cui fuori tutto va veloce eppure lo percepisci come trattenendolo per la coda, piano. Amo la notte che non fa paura perché se ne sta solo là, oltre i vetri, a lasciarsi guardare, infilarsi morbida dentro gli occhi, la musica che continua ad affondare sopra le gambe e le guance. Ma mi capita di rado. La bellezza sbattuta d’appoggiare la testa all’indietro. Togliersi le scarpe. Scivolare. E la musica che avvolge, asseconda, sale su e poi piove giù, giù lungo il cranio il collo la spina dorsale le ossa del bacino e giù ancora giù e più giù, dove rimane a pulsare e scaldare, come non dovesse smettere mai di farti sentire in quel modo lì in cui ti senti e che non riesci certo a spiegare.


(Radiohead, High and dry. Musica per viaggiare di notte con le luci fuori e il caldo dentro e tutto che scorre)

In macchina di notteultima modifica: 2008-05-27T21:55:00+02:00da
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