Le stanze di Gaia

Falling slowly

Io i cieli di quando il sole si vede poco e il freddo taglia le mani e le sciarpe vanno bene tutte, allora, io, quei cieli lì non li conosco. Non conosco quelle gonne lunghe di lana pesante né quei visi struccati. E neppure le cabine telefoniche e la sabbia nera bagnata piatta. Ma conosco gli occhi. Conosco le mani. Le finestre, le attese, gli incroci casuali. Gli aspiravolveri tirati dietro per la città e abbandonati lì, ai piedi del pianoforte. Tacere non dire guardare. Sospendere. Deglutire piano. Voltarsi dall’altra parte. Poi ridere. Sorridere. E una strada da percorrere con un fascio di rose rosse in mano, da vendere ai passanti. Una notte camminando sui marciapiedi umidi a scrivere e cantare. Una notte che non finisce più. Perché tanto, tanto dopo, magari dopo, sì, vengo, certo, ma sì. Dopo.

 

  Take this sinking boat and point it home
We’ve still got time
Raise your hopeful voi
ce you have a choice
You’ve made it now

Falling slowly, eyes that know me
And I can’t go back
Moods that take me and erase me
And I’m painted black
You have suffered enough
And warred with yourself
It’s time that you won

(Glen Hansard and Marketa Iglova, Falling slowly, in Once. Original soundtrack. Canzone per aspirapolveri e pianoforti)

Falling slowlyultima modifica: 2008-06-30T13:35:00+02:00da
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