Le stanze di Gaia

Demoni, galli e fiumi

Pensavo ai demoni. Che graffiano e squartano. Slabbrano l’umore e i giorni e si litigano brandelli di carne lasciandoti tramortita a terra, boccheggiante respiro. Boccheggiante vita. I demoni sono bastardi, lividi, tutti grinfie e tutti denti. Cupi e ottusi. Martellano e schiacciano. Ti pigliano la testa, t’agguantano i capelli e ti sbatacchiano giù, giù, sempre più giù. Cunicoli neri di sotterraneità. Ma.
Ma accade. Che. Poi. T’accorgi. Le forze ci sono, il respiro ti gonfia il petto, la vita c’è, qua sotto. E pulsa. Pulsa sempre e pulsa tanto. Sicché si torna, si torna. Si torna come si torna. Non importa come si torna. Anzi, si può scegliere come tornare, che via prendere, che porta sbattere e come ballare. Si può scegliere di dondolare piano davanti allo specchio, sorridere pensando a piccoli fiumi cui abbandonarsi, piccole storie che consolano, piccoli sorrisi e giacche mai troppo abbottonate. Dondolare docili, buoni, indulgenti, contraddittori. Dondolare vestiti di nulla e sentirsi minuscoli ma non soli. Oppure si può scegliere di tornare alla fine di una lunga notte come il canto di un gallo smarrito. E ballare scomposti davanti allo schermo del pc, un calcio alla sedia e contrabbassi che sdùn, sdùn, sdudùn, fanno il maledetto lavoro del contrabbasso. E tutti i fiati dietro e ancheggiare di più, sentirsi il corpo, sentirsi la pelle addosso, avere caldo, sorridere e ridere coi capelli che volano indietro, più chiari del solito. Ridere finalmente perché i demoni chissenefrega dei demoni. Io ho musica da scegliere. Dondolare o ancheggiare. Sorridere o ridere. Sciogliermi o infiammarmi. Indulgere o sputare. I demoni, ah! Che vengano qui se ci riescono, che provino ad azzannarmi. Ho un canino affilato, ho unghie forti e un magnifico corpo d’animale che sa come difendersi. O, nel caso, come farsi accarezzare.

“Sono tornata qui, in verità,
per contraddirti.
E non mi allontanerà questo silenzio
e la distanza di una giacca abbottonata.
Sono tornata qui
perché si fa, di rincontrarsi,
e non mi scoraggerà
nemmeno il vuoto che ci piglia
e non ci fa più meraviglia.
Sono tornata qui perché…”


(Nada, Piccoli fiumi, in Dove sei sei. Canzone per ritorni contraddittori, dondolanti, inevitabili)

 

Il mio gallo ormai non mi sveglia più
è molto vecchio e poi non distingue se
è giorno, sera o notte.
Io, per me, mi accontenterei
di un grido, di una voce,
di uno sputo di saluto,
ma lui dorme
e anche se non dorme non sa
s’é giorno o notte”

(Gianmaria Testa, Il mio gallo, in Extra muros. Canzone per ritorni ancheggianti, sporchi di notte e di pelle)

 

Demoni, galli e fiumiultima modifica: 2008-08-29T09:52:00+02:00da
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