Entra in questo amore buio

Quando si è aperto il sipario io ho pianto subito. E ho continuato a farlo, più o meno ininterrottamente, per tutto il primo tempo. Ma non era un pianto di dolore o di gioia o di qualche definito sentimento da disegnare col goniometro. Era un pianto che proveniva da lontano, un’eco lunga di bufere e tramonti indiani. Un ricordo di qualcosa che non si sa cosa. Un sogno fortissimo, un tempo rubato, un piede incendiato sopra il pavimento d’una sala da ballo. Era un pianto di vicinanza e lontananza. Erano parole che dicevano e non dicevano, enigmi oscuri e mani sudate, prensili. Lui in piedi elegante dietro il microfono, in nero perché così è giusto; e commosso, sì, a me pareva a tratti quasi commosso – come quando è andato via dopo aver sillabato sola alla fine di Bella di giorno. E uscire, passarsi una mano sulla faccia, forse sugli occhi, magari sui baffi. Sicché me lo guardavo, lo ascoltavo, e gli volevo bene. Io dico che era questo. Quando vuoi bene a qualcuno e te lo vedi lì che lo puoi prendere un po’ sì e un po’ no tu che fai? Piangi. Certo che piangi. Oppure anche sorridi. Infatti. Infatti per tutto il secondo tempo ho sorriso come una deficiente. Una specie di linea all’insù incollata sulla faccia. Statica, beata, ebete. Ero lassù, appesa. A bermi la gente che più che gente sembra foulard, a sentirmi ordinare di chiamare adesso, adesso sì, perché c’è un cuore vuoto da riempire. Lassù a guardare il palco scacchiera e i musicisti che giocano una partita di cui sono le intercambiabili struggenti pedine. C’era Berlino, c’era Napoli; Pechino, Genova e New York. C’eran violini tzigani e sassofoni d’America, fisarmoniche argentine e chitarre spagnole. Sguardi lunghi e azzardi. Biciclette, rumbe, le serrande tirate giù del Mocambo. E io sorridevo. Lui, così dritto, così cartavetro, così sempre scorzoso, m’appariva dolce, stasera. Mi sembrava commuoversi, pronto a incrinarsi oppure a battere il ritmo di Cuanta pasion sulle gambe, come un ragazzo scimmia qualsiasi. E invece era lui, il Maestro. Che cantava e diceva amore buio come nessuno al mondo sa fare: b u i o. Un abisso, un gorgo, una voragine oscura ma infinita, bellissima. Necessaria.

Entra in questo amore buioultima modifica: 2009-01-27T15:54:32+01:00da capecchi
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2 pensieri su “Entra in questo amore buio

  1. Che bello trovare la descrizione precisa del mio stato d’animo la sera di sabato 22 novembre a Roma. La voce che ti arriva dritta al cuore, le lacrime che scendono, il silenzio sacrale… una sensazione di tempo sospeso. Due ore che volano e tante immagini da portarti via.

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