Le stanze di Gaia

Il buio la pioggia la sveglia

E domani il buio la pioggia la sveglia che suona alle cinque il senso di vuoto e di più l’inutilità di trovarsi in un posto in cui sei soltanto qualcuno che passa di lì. Il freddo al mattino nella stazione che è cupa ed è vuota come un tubo o un barattolo vecchio. Il tergicristallo che va e che va e che va abbassi il finestrino e l’acqua ti bagna l’impermeabile idiota che porti addosso: Sei un genio? Sei una cretina? Spostati! Levati! – ti urlano bocche buie  nel buio attaccandosi al clacson feroce e spingendoti in senso contrario. La punta di quel campanile la vedi poi dopo sparisce nell’aria compatta di bianco di umido e nebbia. La nebbia pensavi tu fosse in pianura tu povera piccola scema e invece qui avvolge e cancella i contorni e i colori slavati dovunque di grigio di bianco e di nero. Che brutto che è questo posto e che brutta la gente che c’è. Perché non ti lavi i capelli? E perché indossi quei pantaloni con macchia di unto sul culo? Davvero non era importante lavarli cambiarli buttarli? Magari poi arrivano i piccoli. Son loro che ti guarderanno e ti chiameranno maestra sbagliando e alzeranno la mano per andare in bagno. Magari sì sarà bello così. Eppure per la prima volta, da lunghi dieci anni che insegni, ti sembra che non servirà a nulla, che ti sentirai grigia come quel fuori che odi, persa e inconsistente come quel posto che occupi, triste d’una tristezza fastidiosa, scoraggiata, livida.

Il buio la pioggia la svegliaultima modifica: 2009-09-14T21:50:26+02:00da
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