Strade laterali

Prendo strade laterali e cammino. Il solito clima estivo di questo autunno. Non importa che stia per piovere: siamo comunque fermi a una qualche imprecisata estate e non c’è verso di spostarsi di lì. L’oggettino infila una dietro l’altra tre canzoni di quelle che beh, sì, grazie, c’è un senso alle cose: Scalza di Nada, Best days dei Blur e soprattutto Somewhere cantata da Tom Squarciamilpetto Waits. Sicché improvvisamente tutto diventa denso. Lo era già, ma così di più. E Bologna per queste vie laterali potrebbe essere un qualunque posto del mondo, un qualunque momento. E’ una città che non conosci, che ti è estranea e per questo ti appartiene: nel suo essere qualcosa che tu hai ma per metà, come tutto ciò che si ama di più. Passi davanti al pakistano che pulisce la vetrina del suo negozio di alimentari, superi la galleria d’arte con il quadro di Dart Fener, incroci lo sguardo dell’avvocato (forse è un avvocato) in maniche di camicia e cravatta, a fumare da solo sotto un portico identico a milioni di altri. Questo è tutto. Perché in quelle strade laterali passano in pochi. Io mentre ci passo penso che un anno fa annaspavo in mezzo a uno dei periodi più brutti della mia vita. Ma ora son qui. A guardare in su e sbucare all’improvviso in mezzo alla folla. Portata via da ragazzini coi capelli rasta, striscioni scritti male e megafoni che urlano lontani. Nell’estate lunghissima di questo autunno.

http://capecchi.myblog.it/media/01/02/765668996.mp3


(Tom Waits, Somewhere. Canzone che dà senso alle cose)

Strade lateraliultima modifica: 2009-10-09T17:40:00+02:00da capecchi
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4 pensieri su “Strade laterali

  1. Mi piace, di tanto in tanto, fare da contrappunto ai tuoi appunti metropolitani. Ultimamente sono stato latitante: solo al tuo ultimo post mi sono risvegliato dal mio letargo web. “Strade laterali” merita di certo una ‘dritta’:
    Asfalto bagnato. Fischia il vento (e mi gorgoglia il ventre: sono a digiuno). La città mi scivola accanto, sopra, sotto… Ma sento qualcosa d’incombente, c’è something new in the air… una sorta di fighting stimmung. Devo aderire al mio fatum, accoglierlo (sia pure in posizione fetale – il kamasutra è per il momento in stand-by). Sarò un macho fatal, ma ogni tanto bussa la femme.
    La vie en rouge (vue de droite). Lascio il club dei sogni, allungo ancora il passo scavalcando il tempo (è giunto il mio kairòs), dondolo ondeggio sbando scivolo (è una cover: mi piace assaggiare le ciliegine); poi lei, la tigre che divora, mi raggiunge e procediamo affiancati: la casa ‘deputata’ è vicina, inutile sprecare energie.
    Suoni sincopati e barriti alla Miles Davis mi inseguono, sbucati da chissà dove: mi sento come un ‘miles gloriosus’ nella giungla urbana. Me ne faccio una ragione: nel patchwork di stoffe e colori, nella jam-session di suoni, parole, flatus vocis, qualche gemma pure ci sarà.
    Tutto il mondo dorme. Respiro a plesso solare aperto, mi ricarico guardando la luna piena e mi disintossico inspirando la polvere delle stelle. “Mugola in lontananza un aspirapolvere.”

  2. Io c’ero fra quei ragazzi con i dread, gli striscioni e i megafoni.
    Tu scappi nelle vie laterali – le più belle di questa città – mentre io mi lascio travolgere dalle urla e dalla giovane passione che forse resiste, in noi giovani anime e nei nostri giovani fiati.
    Non ti ho vista, immersa nel tuo Squarciamilpetto. Sarebbe stata una bella visione.
    Un abbraccio.
    Resto disponibile per quel caffè/tè/cappuccino. eheh…

  3. Solo ora ho scoperto (vuoti di memoria o …’scienza gaia’) che un commento praticamente uguale te l’avevo postato febbraio scorso (eppure ho il mio ‘personale’ – autoctono – pozzo di san Patrizio da cui attingere…). Pardon, ma evidentemente la ‘ridondanza’ indica ‘consonanza’! A te piace la ‘con-sonanza’ (dissonante) di Tom Waits (che a me non dis-piace), a me la ‘danza’ sonora di ‘re’ (o ‘don’) Miles Davies (ma tu me l’hai fatto riscoprire con Kind of blue); nondimeno, il senso è sempre quello: nelle “strade laterali” passano in pochi…

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