Le stanze di Gaia

Up

 Ho riso, ho pianto, ho tremato, ho saltato sulla sedia. Ho visto Up. E difficilmente potrò dimenticarlo. Non c’è solo questo vecchio che attacca uno strabiliante numero di palloncini colorati alla sua casa, per farla volare. No, c’è anche una buffa bambina sdentata e il suo amico dagli occhiali rettangolo. Ci sono libri d’avventura e di cose da fare. Eroi canaglia e medaglie fatte coi tappi di bottiglie. Storie d’amore lunghissime, straordinarie, normali; anzi straordinarie perché normali. Tu te ne stai lì seduta sulla sedia – gli occhi lucidi di pianto, una mano che asciuga il viso alla meglio, nel buio, l’altra che stringe le dita piccole della Nina – e davanti agli occhi ti s’apparecchiano nuvole, finestre, grattacieli, bufere, altezze vertiginose e sogni realizzati. Spazio, distanza, tempo, silenzio. E non fai in tempo a volare su, in alto, sollevandoti col fiato in gola sopra un cielo mutevole color palloncini, che ripiombi giù, a precipizio. Le rocce, la terra, il verde, la paura, il bisogno. Occhi rossi d’animale. Strane piume colorate. Ridicole voci di cani. Collari che traducono in parole i pensieri: scoiattolo! Laggiù è un mondo esplorato per metà, tutto alla rovescia. Dove si baratta quello che si era con quello che si è. Quando poi è tempo di risalire su, allora si combatte, si grida, si ride, si lanciano palle da tennis e si dondola ancor più nel vuoto, aggrappati a mostruosi dirigibili o appesi a case bruciate ma ancora vive. In aiuto solo la sfrontatezza impavida della vecchiaia e l’incoscienza buona della fanciullezza. Le musiche del grande Giacchino assecondano ogni palpito, lacrima e risata.
Il naso tondo del vecchio Friedricksen e il naso tondo del cane inadatto alla vita selvaggia; il sorriso bucato di Ellie e la fascia piena di medaglie del caracollante Russell; il lungo becco di Kevin e la voce del cagnaccio; il cielo e tutti quegli incredibili palloncini. Sono cose che non scorderò per molto tempo.

Upultima modifica: 2009-10-19T12:42:00+02:00da
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