Le stanze di Gaia

Geografia sentimentale

 

Con Firenze ho un legame forte ma discontinuo. Ai tempi del liceo era il senso di libertà del pranzo lontano da casa e l’incontro settembrino con gli amici del mare a Boboli. Per anni ha coinciso con l’università e il treno e lezioni quaderni esami biblioteche cappuccini professori. Poi è stata alunni americani e amatissime lezioni su Verga o Pirandello: entrare, togliersi le lunghe sciarpe e gettarle con un gesto lungo sulla cattedra. Poi mettersi lì e parlare davanti a occhi sgranati di quegli autori che amavo e mi facevano, spesso, venire ancora i brividi, a leggerli di fronte a loro nel silenzio perfetto dell’aula. Ho comprato un sacco di scarpe e vestiti, a Firenze. Tanti regali di Natale. E l’ho odiata col sole, di primavera, col riverbero cattivo della luce sull’asfalto e i turisti a San Lorenzo. Invece d’inverno mi piaceva, sempre. Col freddo che era sempre più clemente del luogo da cui partivo e le luci baluginanti sul fiume o sui palazzi di mattoni vecchi. A Firenze ci sono stata con tutte le persone importanti della mia vita, tranne la Nina, che però ci porterò molto presto.

E ieri l’ho rivista insieme a un’amica. Ha fatto da sfondo a molte parole e ancor più risate. Passi lunghi ma distesi fra la gente che sembrava tutta in vacanza anche se non lo era. C’era un sole piccolo ma deciso, l’aria era quasi calda e fotografarsi davanti alla giostra era come quando si va in gita. Ho ritrovato luoghi amati e ne ho scoperti di nuovi. Ho comprato collane di vetro e letto bigliettini. In Sant’Ambrogio la pasta e fagioli di Rocco, il vino rosso nel fiasco, l’arista e tutto il resto sono stati un tuffo nel buono e nel caldo. Ci hanno chiamato signore, ci hanno chiamato bambine. E infatti è quello che siamo, sempre. Che lei è bionda e io mora ma quando si ride mi pare che tutta questa differenza di capelli non ci sia poi tanto, anche se a me Rocco farebbe una treccia lunghissima e a lei no. Quando poi ho visto Micino e rivisto Sasso, eravamo illuminate da grandi vetrate del quinto piano in una casa anni Settanta, bianca e arancione e rossa. Un terrazzo con la cupola in fondo. Non aver bisogno di nulla.

Firenze è uno di quei posti dove ogni angolo che t’accoglie l’hai già in qualche modo visto. Unisci i puntini con una riga e disegni la geografia sentimentale del tuo passato. E’ bella, Firenze. E un po’ l’avevi dimenticato.

Geografia sentimentaleultima modifica: 2009-11-20T12:20:00+01:00da
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