Tra un giorno e mezzo a questo 2009 gli volto le spalle. E’ stato il primo anno, dopo tanto, libero dalle tenaglie grammaticali, anche se i filamenti dolorosi e i residui d’angoscia si sono trascinati lungo i mesi; ma sempre un po’ meno, perdendosi per terra, sui marciapiedi e sotto le ruote della vecchia ka con cui andavo a scuola. Ho raccolto poco per volta pezzetti di me frantumati a terra e li ho ricomposti. Ne ho tirato su uno quella volta dei delfini, un altro mentre mangiavo la schiacciata di San Vincenzo e un altro ancora quando ho indossato l’uncino di Uncino. Così rattoppata sono arrivata alla fine, che adesso mi tocco sul corpo e mi sento (quasi) intera. Ho mangiato, ho digiunato, ci son stati i periodi di sola acqua e caffè, quelli di soli gianduiotti, altri in cui m’era presa la fissa dei tramezzini (tipo ora). Ho visto Perugia e Castagneto Carducci. Ho pensato molto al Vermont e ho sentito forte la mancanza dei miei compagni fidati di barbacoa e sgiacuzi. Ho fatto allargare degli anelli. Ho speso un sacco di soldi, non so nemmeno bene in cosa: maglie, scarpe, vestiti buffi per la Nina, cene fuori, collane e libri. Ma soprattutto dischi. La musica infatti s’è infilata dappertutto – e questa non è certo una novità. Tutto quel jazz di novembre e la stanzina sentimentale in quello strano posto chiamato Friend feed. Le amate note che conosco, che mi riconoscono quando arrivo. Sedersi e vedere Brad. Alzarsi e incontrare Paolino Fresu. E però che anno dagli inizi lenti, sfranti. Guardarlo incredula pigliare il via, risalire a falcate ampie su per i sei piani del mio palazzo. Acquistare in leggerezza. E godersi questi ultimi mesi sfaccendata, libera, piena di gente da invitare e per cui cucinare. Così capita che ci si ritrovi alla fine a contare ciò che manca e ciò che resta: e quello che resta sono persone, sono amici; amiche, più che altro, vecchie e nuove, tutte preziose. Pranzi concerti città attori progetti risate xfactor caffè fotografie lacrime torte pacchetti segreti condivisi. Un anno così, che è durato dalla neve di gennaio alle neve di dicembre; un anno che son contenta d’avere vissuto e che si conclude con l’immagine di quei due seduti vicini, rigidi entrambi, uno biondo e uno moro, vestiti d’abiti antichi, sopracciglia alzate e facce che fanno sorridere.
Bene, si sta per chiudere, mettetevi lì, stringetevi e sorridete tutti. Buon meraviglioso anno nuovo. Click.
(Robert Downey Jr, Smile, in The futurist. Canzone per l’anno che finisce e i sorrisi da ricordare)
Quello stoccafisso di RDJ mi ha rovinato la lettura del tuo solito bellissimo e commovente post 🙂 Ciao, Gaia; buon meraviglioso anno nuovo anche a te. Un bacione e un abbraccio.
Grazie Ape. Buon anno, sì – libero da RDJ (per te). Abbraccio.
Bellissimo post, al solito. Buon anno, oh lumino nel faro del mar della tempesta.
Uno dei pezzi migliori che tu abbia mai scritto. Sono orgogliosa e felice di far parte della foto di gruppo, di aver condiviso così tanto, il biondo e il moro in abiti antichi inclusi, ovviamente.