Questo è uno strano anno. Mentre ricordo vividamente la fine del 2009 come giorni di cibi cucinati, amici che dormivano nello studio, calore domestico e un senso concreto di tempo che si svolgeva, i primi mesi del 2010 mi sfuggono via così. E’ un periodo sospeso, atipico. Accelerazioni improvvise e lentezze esasperate. Tutte quelle settimane di mal di schiena. Il letto e la saga di Twilight. Tempi sfrangiati, inspiegabili. Ma soprattutto è un po’ come se tutto stesse in bilico fra marzo e maggio, un filo sottile tirato fra Londra e Londra; e sotto: nulla. Non c’è differenza tra me e Sophie, diciotto o novant’anni, issata su una casa che vola, fra fuochi spaventapasseri maghi bambini. Nuvole nell’acqua, distese di fiori e valzer. Allo stesso modo vivo d’attese, compio preparativi come riti magici e mi preoccupo di fare tutto ciò che serve per quando sarò via: la recita della scuola, le maestre, il terrazzo qua fuori, Lecce. A volte la notte fatico a dormire perché mi frullano in testa le pagine che non ho scritto e dovevo, la visita che dovevo prenotare e invece. Poi mi addormento e mi capita di sognarmi che ho perso la Nina. Mi guardo un anno o più fa e quella che vedo ero io per tutti tranne che per me. Adesso non so. Adesso aspetto. Mi preparo. Mentre città e persone si preparano e aspettano me. Intanto ballo il valzer.
(Joe Hisaishi, Il castello errante di Howl. Musica per attendere ballando il valzer)
Anche la saga di Twilight di certo non aiuta.
Ma no, ma no. Non sarà alta letteratura o sarà Woody Allen, ma anche “Twilight” si lascia leggere e guardare alla fine. Non credevo.
eheh, no, non aiuta. ma era tutta colpa del voltaren.
C’è babbo natale è disperato, ci sono tutte le renne malate, tutte a pancia in su che sembrano stecchite. Allora chiama il veterinario che arriva, osserva, e poi dà una pasticchina a oguna: toh, dopo dieci minuti sono tutte di nuovo in piedi. Babbo natale trasecola e dice “oh com’hai fatto?!” e il dottore “voltaren”.