Umbria jazz / 1. Il mio nuovo pianista preferito

Emmet Cohen è il mio nuovo pianista preferito. Lui sorride quando suona e si volta a guardare il pubblico invece di ripiegarsi tutto storto sulla tastiera; parla italiano e firma per me il suo ultimo disco – Future stride – “con amore”; ma soprattutto è il sosia di un amico middleburiano a cui voglio molto bene. Siamo seduti in una piccola sala del Brufani, con la mascherina sulla faccia, e io spero davvero si veda quanto sorrido, perché lui mi rende così felice da spazzare via la malinconia di una Perugia che non esiste più, quando i Giardini Carducci colavano di gente e sudore e si poteva ascoltare Rockin’ Dopsie che grattugiava la sua washboard lucente sotto il sole mentre urlava: “Pe-ru-giaaa!”. Erano anni pieni di gente e musica che usciva da ogni angolo ed erano le notti che si schiudevano per noi e lasciavano cominciare la vita vera, dopo i concerti del Frontone e dopo che le signore pettinate – oggi: io – erano andate a casa. Quanti Mehldau sconosciuti s’ascoltavano nei locali a precipizio giù per le stradine del centro. Quante albe ci hanno visto tornare a piedi perché le scale mobili erano chiuse. Tutto si faceva, tutto andava bene, chi se ne importa di cosa si mangia, di quanto si cammina, di domani. Ma siccome Emmet non vuole lasciarmi crogiolare nella melma insidiosa della nostalgia, lui e il suo trio si divertono e giocano con una musica fatta tutta di stacchi, accelerazioni e cambi di tempo. Siamo qui ma anche nel Novecento. Un po’ Jelly Roll Morton ma anche Harlem, anno 2021. Soprattutto per gli sguardi che si lanciano lui e il batterista col cappello giallo, un Kyle Pool che rovescia gli occhi all’insù e usa le spazzole a velocità impossibili, dando ai tamburi suoni rotondi e travolgenti. Poi arriva lei e ci lascia tutti senza fiato: ha ventun’anni, Samara Joy, ma la voce di una Sarah Vaughan con pantaloni italiani; di cui lei va molto fiera perché è la prima cosa che ci dice: “Questi li ho comprati ieri a Perugia e ogni occasione è buona per indossarli”. Ride e si aggiusta continuamente il top di seta nero perché è una ragazzina; ma attacca come una donna una Stardust da brivido che con la versione su disco non ha nulla a che vedere. Ha bassi profondi e precisi; note alte sottili, quasi trasparenti. Capelli meravigliosi. Lei, Emmet Cohen e ciò che provo su quella seggiola mentre li ascolto sono il motivo per cui il jazz è entrato molti anni fa nella mia vita ed è sempre rimasto lì. Sassofoni, scarpe da swing e tutto. Del resto lei, dopo aver cantato Star eyes, ha detto: “Bisognerebbe ballare, qui e adesso”. Sì, ha detto proprio così: bisognerebbe ballare.

Umbria jazz / 1. Il mio nuovo pianista preferitoultima modifica: 2021-07-12T19:43:29+02:00da capecchi
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