Le stanze di Gaia

L’attenzione ai pianisti

Forse è da quando suonavo con Andrea che ho cominciato ad apprezzare il piano. Prima me ne fregava davvero poco: nei dischi ascoltavo sul serio solo i sax – e questo pareva bastarmi. Poi ho cominciato a suonare con lui – con il suo gusto musicale così diverso da quello più facile di Francesco, un suonare meno funky e più riflessivo, sottile, intimo. Evans, a tratti. Era bello suonare con Andrea. Mi mancano i pomeriggi in cui si provava all’infinito quelli che chiamavamo “pezzettoni”, roba pesa come The man I love o In a sentimental mood, accidenti, e suonati a una lentezza esasperante, dilatata. Mentre fuori si faceva scuro e Crock stava lì sul divano ad ascoltarci e ogni tanto abbaiare perché chissà che gli pareva di sentire. Poi parlavamo di musica o altro ed era come se Andrea fosse un mio coetaneo o giù di lì, mentre invece di anni ne aveva parecchi meno, tipo una decina; eppure l’umorismo e l’occhiata sul mondo erano tali da ingannarmi. E’ da allora che ascolto come suonano i pianisti. E’ da allora che li ascolto davvero, con pazienza, attenzione, piacere. Una certa qual forma d’amore.

E poi è Andrea che m’ha regalato The way you look tonight, il 7 luglio di un anno fa, suonandola a sorpresa come m’aveva promesso.

L’attenzione ai pianistiultima modifica: 2003-07-28T13:00:00+02:00da
Reposta per primo quest’articolo