Le stanze di Gaia

Una minuscola ape gialla

Ieri poi ho trovato i biglietti. Così Norah Jones l’ho vista dal vivo, in un Paladozza che era una bolla di calore spesso. E’ arrivata dopo giornate abbastanza strane, febbricitanti e afone, piene di occhi rossi e grossi, lucidi di raffreddore e di dormite male sbozzolate; dopo le impronte digitali all’ambasciata americana e un insensato alternarsi di temperature opposte che facevano stringersi nei giacchetti o da essi sgusciare via. Nel mezzo di questo maggio che s’ostina a rincorrere marzo, come se il tempo che passa fosse una pretesa ridicola.
Lei era e ha cantato proprio come m’aspettavo: nessuna esplosiva emozione ma tanti dolci e piccoli momenti di bambagia che s’aprivano l’uno dentro l’altro. La sua voce al borotalco è scivolata per appena un’ora e venti facendo ancora una volta dondolare spalle e riccioli – i miei. La sua voce dal vivo è ancora più come guardare controsole una seta grezza. Lei era una minuscola ape gialla e non pericolosa, che si muoveva su tacchi neri e sotto sette lampadari rossi. Aveva braccia morbide e la maglietta che indossava non le scopriva la pancia; anzi a un tratto lei l’ha sistemata meglio, tirandosela più giù – proteggersi, un gesto che conosco nelle mie mani e nei miei abiti. Poi il minimo irrinunciabile attimo di lei sola al piano che cantava I don’t miss you at all: dietro c’era uno sfondo di cielo stellato notturno e tutti i musicisti tacevano.

Una minuscola ape giallaultima modifica: 2004-05-12T23:20:00+02:00da
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