Le stanze di Gaia

Nicchie

All’inizio, va detto, scrivevo anche un po’ per una specie di pubblico. Che non sapevo chi era ma che c’era. Quando scrivevo ci pensavo, insomma, a qualcuno che leggesse. Mi sforzavo anche, a ripensarci, di non scendere troppo nell’intimistico – e ci riuscivo comunque e sempre poco. Ma mi sentivo quasi in obbligo di gettare in pasto qualcosa che interessasse. Mi lanciavo anche in noiosi dibattiti con qualche Noto e Per Lo Più Stimato Maestro del Pensiero. Adesso, invece, c’è che m’è passata la voglia. Inzepparmi in qualche polemicuccia mi fa afa. Argomentare, mettere il link, sobbarcarmi risposte e controrisposte, essere brillante e inattaccabile, mi annoia. Non che non ci sia in giro materiale sufficiente per irritarsi, altrochè; però che noia. O anche parlare di film, stroncare il pattume di Fahrenheit 9 / 11, ad esempio. Prima l’avrei fatto, c’avrei perso del tempo, mi ci sarei anche divertita. Ma ora no, m’assale il fastidio. Un tedio mortale. Così finisce che scrivo molto più per me. Cose mie. E dunque scrivo meno, perché le paccate di parole che ammasso spesso non le pubblico: cancello tutto e via. Subentra una sorta di pudore che mi permette di scrivere di fatti miei solo se la forma mi soddisfa; e ultimamente non mi soddisfa quasi mai. Non so, magari tra una settimana o due riprenderò a guardare di più là fuori, voltare la testa qua e là, presenziare ai cocktail party in giro per blog. Ma per ora no, sto bene qui, in questa nicchia raccolta, a scrivere di me. Quando m’accontento.

Nicchieultima modifica: 2004-09-17T16:53:31+02:00da
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