Le stanze di Gaia

Tazze

Sono abbastanza emozionata. E’ la prima volta che uso la tazza di ceramica grossa e vagamente bianca comprata da Rosie’s, Middlebury, Vermont. Mi piace questa tazza. E’ tozza e spessa, più stretta al centro, molto liscia. Ben piantata. Di quelle che tieni bene tra le due mani strette e vicine, col naso quasi ficcato dentro, il fumo del caffè lungo che sale su e t’appanna gli occhiali. Una tazza confortevole.
Pioveva; come pioveva quella mattina. Devo aver mangiato un assurdo piatto che andava bene per quattro. Così pure Nico e la piccola riccia, anche, mi sembra. C’erano delle salsicce e naturalmente uova e tutto era così buono e sicuro; il caffè nella stessa tazza che ho davanti adesso, poi, era necessario a scacciare la certezza della partenza, pronta lì dietro il vetro. Che strano. Mi ha scritto oggi la piccola riccia. Mi ha detto. “Ho visto Claire e non avevo niente da dirle”. Già, che strano. E che prevedibile. Quel giorno c’era anche lei, seduta allo stesso tavolo. Ma lo sapevo, io, lo sapevo che con alcuni si torna inevitabilmente dei perfetti estranei. Con altri invece no. E anzi si preparano mansarde e ore di vacanza e abbracci per quando scenderanno dagli aerei e ci si guarderà trovando normale il rivedersi.

Tazzeultima modifica: 2004-11-12T17:00:00+01:00da
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