Le stanze di Gaia

Gli ultimi giorni dell’anno

Io adoro gli ultimi giorni dell’anno. E’ tutto uno sfilacciarsi di carte e nastri residui. Io non butto nulla fino a gennaio e infatti la casa resta uno strano miscuglio di pacchetti aperti e fili colorati sul pavimento. In genere gli ultimi giorni dell’anno si comprano accessori: collane di pietre verdi da abbinare alle scarpe, guanti e cappelli neri in cachemire, piccole borsette di raso. La città percorsa in lungo e in largo respira a ritmi più regolari ma ancora brillanti, sfilettati di luci. Senza ansie. Si cammina sfoggiando sulle labbra il nuovo Stellars gloss numero 33 di Helena Rubinstein, in quel cristal crush rosa cipria che è “il colore dell’inverno”, come sciorinano le scaltre commesse. Poi si torna a casa, si buttano sacchetti e sacchettini sul letto e si prova tutto il contenuto. Il pranzo e la cena sono davanti a vecchi episodi di Friends, che fanno ancora bene e tengono caldo. La sera si va molto al cinema, per recuperare il tempo che si è stati chiusi a scrivere inutili cofanetti natalizi di grammatica. Si scelgono ad esempio film con Jude Law che ti guarda così e cosà e dice frasi come “Io per te posso essere lo straniero, buttati”. Ma soprattutto si pensa al capodanno, a tutto il jazz che si ascolterà a Orvieto e al fatto che sono passati dieci anni dal 31 dicembre 1994. E la cosa, a dire il vero, un po’ d’effetto lo fa.

Gli ultimi giorni dell’annoultima modifica: 2004-12-28T20:10:00+01:00da
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