Le stanze di Gaia

A matita

Ultimamente ascolto molto Jack Johnson. Un po’ perché me l’ha consigliato Nico, quel sabato a pranzo con la tortilla calda nei piatti e Times like these che andava; un po’ perché si accomoda bene fra muri che crollano e risalgono, fra finestre aperte e chiuse, fra divani messi di qua o di là. Ascolto Jack Johnson e disegno salotti. Voglio due divani comodi nell’angolo e la finestra nell’angolo anche lei e le mie librerie di quando ero piccina sempre vicine e poi una poltroncina forse rossa, molto molto costosa, inutile. Piazzo lì un tavolo grande con tante sedie e qua una lampada da appoggiare per terra. Tutti gli spazi vuoti riempiti di dischi. La voce e la chitarra si distendono e io disegno un pianoforte appoggiato al muro, pensando nel frattempo ai sassofoni da sistemare e agli amici da invitare: improvvisare jam session sul bordo della cucina dovrà essere sistematico e casuale, quando verrà qualcuno.
Appunto il lapis e progetto trasparenti pareti divisorie. Ho però qualche problema con la prospettiva: i miei disegni mostrano infatti profili sghembi. Ma pazienza, io cancello e ricancello e poi guardo l’opera: mi piace la mia casa, disegnata a matita su un foglio a quattro.

A matitaultima modifica: 2005-03-08T17:55:00+01:00da
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