Le stanze di Gaia

Albe

Ho respirato un odore newyorchese in un angolo del soggiorno, affacciandomi di mattina presto alle due finestre che guardano i viali. Il cielo si striava di nubi e vento, le corriere dell’autostazione erano pronte per andare da qualche parte; qualcuno aspettava. Era una di quelle albe in cui la piccola Giulia si abbarbicava in braccio, curiosa ma non più affamata, un bavaglino rosso sotto il mento. Avevamo appena riso insieme e l’estraneità della scena fuori si specchiava nella familiarità del dentro, dove si pensava a comodini e lampade da comprare, per gli ospiti della stanza sulla stazione. Era uno di quei momenti piccoli, intensi, nostri, al riparo dietro tende scarse, a spiare il mondo dall’alto, incredule e ancora calde di sonno. La finta New York ci aspettava dabbasso, con le quattro frecce di un pullman che lampeggiavano costanti, tra mezzo agli alberi secchi della strada.

Albeultima modifica: 2006-03-08T17:40:00+01:00da
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