Le stanze di Gaia

Sant’Orsola

Il giardino del Sant’Orsola ha un certo suo fascino, alle sette di sera nella luce sopra i colli che è passata dal rosa al blu. Anche i fari degli autobus lungo via Massarenti fanno piacere, mentre aspetti di tornare a casa e le due bambine cinesi in passeggino si ridono e si urlano una di fronte all’altra. Passati i giorni di angoscia sottile e non sempre nitidamente percepibile, adesso è possibile godersi l’ora prima di cena nei volti della gente che torna. Pochi ridono, anche se la serata è bella e fresca al punto giusto. Gli studenti ciondolano tutti uguali con le loro borse di tela a tracolla. I vecchi sono maschere di fissità oscura e antica. Sono tutti stanchi. E mentre l’autobus percorre con calma la parte di via Irnerio piena di giardini e edifici storici, pensi che potresti essere in qualsiasi città del mondo. Poi scendi e sarebbe bello avere un appuntamento da qualche parte in qualche bar vestita di un paio di stivali di pelle nera consumata. Invece giri la chiave nella toppa, guardi giù sul legno del parquet e ci trovi la Nina che ride con i suoi quattro denti: sei tornata a casa.

Sant’Orsolaultima modifica: 2006-10-13T08:25:00+02:00da
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